Il ricordo di Luca Ronconi e de “Gli ultimi giorni dell’umanità”
Sabato 29 marzo il rapporto tra il primo conflitto mondiale e il teatro incentrato sul testo di Karl Kraus nell'ambito della mostra sulla Grande Guerra
Sabato 29 marzo il rapporto tra il primo conflitto mondiale e il teatro incentrato sul testo di Karl Kraus nell'ambito della mostra sulla Grande Guerra
Quando il calendario delle manifestazioni fu definito, nei mesi scorsi, nessuno avrebbe probabilmente potuto immaginare che da lì a poco si sarebbe purtroppo dovuta registrare l’improvvisa scomparsa di Ronconi, intervenuta lo scorso 21 febbraio. Il lutto nel frattempo intervenuto rende particolarmente significativa la circostanza, allineando il momento tortonese alle molte iniziative in corso nei teatri italiani (a cominciare da quelli che da lui furono diretti, gli stabili di Milano e Roma, Torino e Genova) per ricordare l’immenso apporto artistico di uno tra i più grandi registi teatrali di ogni tempo e paese.
Nuccio Lodato e Nicola Santagostino dialogheranno in proposito e offriranno immagini commentate di quell’autentico, irripetibile evento di un quarto di secolo fa; Loretta Ortolani leggerà alcune pagine del monumentale lavoro del viennese Kraus (1874-1936). Che lo stesso autore considerava irrappresentabile: il testo si compone di un prologo, cinque atti e un epilogo, per complessive 238 scene, necessitanti di ben 650 pagine: la sua rappresentazione sequenziale, in forma tradizionale, comporterebbe una ventina di ore ininterrotte di spettacolo. Ronconi lo condensò genialmente, come già aveva fatto vent’anni prima con l’Orlando furioso dell’Ariosto ridottogli da Edoardo Sanguineti, in una serie di scene diversamente dislocate e simultanee, nel districarsi tra le quali lo spettatore era costretto a scegliersi e a comporsi un proprio percorso audiovisivo personalizzato e irripetibile.
Alla sua morte, tra le molte pagine di giornale dedicatagli, il passo più commovente e rivelatore è stato forse quello dell’intervista pubblicata dalla Stampa, in cui un macchinista dello spettacolo, ora a riposo, rievocava come, all’inusitato arrivo al Lingotto di rotative e rotaie, locomotive e vagoni, ospedali da campo e macchinari di fabbrica, al terrore degli addetti ai lavori, che si trovavano ad affrontare una prova professionale senza precedenti, si contrapponesse la gioia giocosa e quasi infantile del grande regista.
Per un provvisorio sguardo d’insieme, scritto di getto alla sua scomparsa, sulla sua produzione teatrale, si rinvia allo scritto web di Nuccio Lodato: Cinquant’anni con Ronconi: rappresentare l’Irrappresentabile (in http://www.cittafutura.al.it).