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Crisi delle pesche: anche la produzione alessandrina in ginocchio
Nei campi crisi profonda a causa della speculazione, la causa nella moltiplicazione dei prezzi dai produttori alla tavola. Acquese e Tortonese le zone che stanno pagando le spese maggiori
Nei campi crisi profonda a causa della speculazione, la causa nella moltiplicazione dei prezzi dai produttori alla tavola. Acquese e Tortonese le zone che stanno pagando le spese maggiori
Le zone dell’Acquese e del Tortonese sono quelle che stanno risentendo maggiormente della crisi.
La pesca di Volpedo, un prodotto d’eccellenza ricercato e di fama, ora è svenduto dai produttori a poche decine di centesimi di euro al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione, ma venduto a peso d’oro dai commercianti. Da una parte le imprese agricole rischiano di dover abbattere le piante, dall’altra i prezzi aumentano di cinque volte nel passaggio dal campo alla tavola.
“La causa va ricercata – precisano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni – nella moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola che ha reso più onerosi gli acquisti, ma ha anche fatto crollare il reddito degli agricoltori che negli ultimi quindici anni sono stati costretti ad abbattere quasi la metà delle coltivazioni di pesche in Italia. La scomparsa del frutteto italiano ha effetti economici, ambientali, paesaggistici e anche per la salute perché rischia di privare i consumatori della freschezza di prodotti raccolti vicino a casa. L’ampia forbice dei prezzi tra produzione e consumo dimostra che c’è spazio da recuperare per garantire redditi soddisfacenti per le imprese e acquisti convenienti per i consumatori”
“Le motivazioni della crisi – continuano Paravidino e Moroni – sono congiunturali come l’andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea di produzioni e l’emergenza dell’Escherichia Coli che ha causato il contenimento dei consumi, ma sotto accusa ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale che non è riuscita fino ad ora ad offrire prodotti di qualità al giusto grado di maturazione e a un prezzo equo per produttori e consumatori”.
Un dato allarmante, secondo Coldiretti: gli acquisti di frutta e verdura delle famiglie italiane sono passati da 450 chilogrammi a famiglia all’anno del 2000 ai 350 chilogrammi del 2010, con una riduzione del 22 per cento. Il calo continua anche nel 2011 con i consumi familiari di frutta e verdura che sono diminuiti del 9 per cento nel primo trimestre. Secondo l’ultima indagine dell’Antitrust sul settore ortofrutticolo i prezzi mediamente triplicano dal campo alla tavola, ma possono anche quadruplicare per la filiera lunga ovvero 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale.