Omicidio Belsito, l’autopsia rivela segni di colluttazione
L'esame autoptico, svolto da Rita Celli, è durato più del previsto. Necessario rimandare le esequie funebri del 52 enne gaviese. Intanto, Alessandro Loiacono, nonostante la confessione, continua a sostenere di aver agito per legittima difesa
L'esame autoptico, svolto da Rita Celli, è durato più del previsto. Necessario rimandare le esequie funebri del 52 enne gaviese. Intanto, Alessandro Loiacono, nonostante la confessione, continua a sostenere di aver agito per legittima difesa
L’esame autoptico è stato eseguito da Rita Celli, dell’università di Torino, su incarico del pm. All’autopsia ha assistito anche il dottor Pier Domenico Governa, di Alessandria, nominato dall’avvocato Vittorio Gatti che, con Marianna D’Antona, difende Antonio De Filippi, accusato di occultamento di cadavere. L’accusato principale è però Alessandro Loiacono, 33 anni, di Tortona. L’uomo ha confessato, ma ha detto di aver agito per legittima difesa, perché Belsito lo minacciava. Per ora, però, resta in carcere per l’ipotesi di omicidio volontario.
Anche se ci vorrà tempo per la relazione dei medici legali, trapela che effettivamente la morte di Belsito sarebbe conseguente a una colluttazione. In linea, dunque, con il racconto di Loiacono. Sul corpo del 52enne ucciso ci sarebbero i segni di colpi, anche in testa, inferti forse con un bastone, un tubo o un tondino metallico, di diametro non molto grande. La dinamica dei fatti dunque potrebbe anche essere compatibile con l’ipotesi di un omicidio preterintenzionale, meno grave dell’omicidio volontario.