Nuovi modi di produrre, un’alternativa per gli “schiavi della terra”?
Home

Nuovi modi di produrre, un’alternativa per gli “schiavi della terra”?

Creare una rete internazionale per trasmettere esperienze e cercare soluzioni alternative: “nuovi modi di produrre, nuova democrazia, più partecipazione”. L'esempio del Progetto Sapone in Brasile e l'esperienza del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia

Creare una rete internazionale per trasmettere esperienze e cercare soluzioni alternative: ?nuovi modi di produrre, nuova democrazia, più partecipazione?. L'esempio del Progetto Sapone in Brasile e l'esperienza del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia

ALESSANDRIA – Un’esperienza di organizzazione alternativa del lavoro in Brasile da un lato, la ricerca di soluzione per i braccianti della bassa Valle Scrivia dall’altro. Due realtà a confronto che in comune hanno la disperazione, ma anche la dignità di chi le ha vissute o le sta vivendo. “Condividere”e “fare rete” era l’obiettivo dell’incontro che si è tenuto ieri sera, mercoledì, alla Casa di Quartiere di Alessandria, promossa dal Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia e da Rete Radié Resch.
A raccontare l’esperienza di un gruppo di donne brasiliane è stata Salete Ferro, antropologa e teologa, coordinatrice del progetto: Sabão Horizonte, nato nell’anno 2006 ad opera di un gruppo di donne del Quartiere Novo Horizonte, che si trova nella città di Rorainopolis.

Si tratta di donne in difficoltà che avevano la necessità di lavorare per garantire la sopravvivenza delle loro famiglie. Molte di loro vivono da sole, conseguenza, anche questa, della povertà che ha finito per causatore disgregazioni familiari. Non a caso, la città di Rorainópolis ha il triste primato della prostituzione infantile.
Molte di queste donne hanno vissuto l’esperienza tragica dei garimpos (“miniere di oro”) e sono state sottoposte a umiliazioni, violenze di ogni genere, inganni. Spesso, però, l’alternativa al garimpo è la prostituzione.
E quando il loro corpo non è stato messo in vendita a scopi sessuali, è stato usato come “mulas”, per portare droga lungo la rotta verso il Venezuela per poi finire nei mercati di Europa e Stati Uniti.
Alcune di loro hanno deciso di trovare un’attività alternativa: produrre sapone per incrementare il budget familiare. Anche se, per alcune di loro, questa attività costituisce l’unica risorsa economica.
Le prime fasi del progetto sono state meramente pratiche: la sperimentazione di metodologie, la costruzione di un laboratorio. Come materia prima viene usato il grasso animale, presente nei mattatoi, trasportato su un carretto trainato da una moto. Ora il sapone Horizonte è venduto nella Fiera Agricola di Rorainopolis ma l’obiettivo è quello di creare una cooperativa che si occupi della commercializzazione del prodotto su scala più ampia.

E’ possibile trasferire quel modello nella realtà provinciale? Potrebbe essere una speranza e uno spiraglio per i braccianti di Castelnuovo che oltre un anno fa si organizzarono in un presidio per opporsi a condizioni di lavoro inaccettabili e per cercare di ottenere quanto dovuto. “L’obiettivo della serata è proprio questo – spiega Antonio Olivieri del Presidio Permanente – costruire ipotesi di lavoro e di economia alternativa che possano adattarsi anche alla nostra realtà”.
Non è distante da qui la disperazione e la povertà. L’hanno conosciuta i braccianti e c’è chi la vive ancora: “è una pratica diffusa nelle zone agricole dalla bassa valle Scrivia. Stipendi da fame, spesso in nero, o regolarizzati solo in parte”, dice Olivieri. Dopo il “caso di Castelnuovo”, “sono stati fatti esposti agli organi di controllo e si sono mossi sia la Guardia di Finanza che l’Ispettorato al Lavoro. Ma molte situazioni stentano a venire a galla”. E quando accade, chi ci rimette è soprattutto il lavoratore.
“Quei braccianti, bene o male, sono riusciti a trovare altre situazioni lavorative. Qualcuno è andato in Francia, qualcun altro in Marocco. Altri ancora hanno trovato una nuova collocazione nelle cooperative della zona. Ma hanno fatto tutto loro, da soli, non certo per l’aiuto delle istituzioni”. Si era aperto poi il problema degli sfratti. Come dire, oltre il danno, la beffa. Non percependo stipendi, molti di loro non sono riusciti ad onorare i canoni di locazione, e sono finiti sotto sfratto. “Ma anche il questo caso siamo riusciti a trovare soluzioni alternative”. Chi è riuscito a trovare un lavoro sta saldando il debito. 
Il Presidio Permanente sta seguendo le vertenze giudiziarie per l’ottenimento di pagamenti arretrati e contributi. “Si tratta di cifre che variano dai 20 mila ai 50 mila euro”, spiega Olivieri. La giustizia ha I suoi tempi “e nel frattempo davanti all’azienda agricola è comparsa l’insegna di un’altra società, la Castelfresco. “Temiamo che I precedenti titolari abbiano affittato il ramo d’azienda. C’è anche stato da parte della autorità di un blocco dei conti correnti, per garantire la copertura di quanto dovuto, ma ci avevano lasciato solo 5 euro…”.

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione