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    Andrea Boscaro  
    2 Marzo 2015
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Vi siete mai cercati su Google?

    Non si tratta di essere "narcisi": si tratta di prendersi a cuore come noi appariamo a chi dovesse cercarci... per offrirci un lavoro o una commessa, per iniziare con noi un'amicizia o una collaborazione... se ci cerchiamo su Google, cosa appare?

    Non si tratta di essere "narcisi": si tratta di prendersi a cuore come noi appariamo a chi dovesse cercarci... per offrirci un lavoro o una commessa, per iniziare con noi un'amicizia o una collaborazione... se ci cerchiamo su Google, cosa appare?

     OPINIONI – Il fatto che non appaia nulla non è, come si può immaginare, una buona notizia e neppure è un vantaggio che si trovino informazioni non più aggiornate… incarichi in aziende precedenti a quella per cui lavoriamo, informazioni che non dipingono di noi l’immagine che di noi vorremmo proiettare.

    Uno dei modi per essere presenti su Google con informazioni sempre aggiornate ed offrendo una comunicazione in linea con i nostri intendimenti è gestire con cura i profili sui social media. Oltre a Facebook, Twitter e LinkedIn ve ne sono molti altri, ad esempio Slideshare – piattaforma per condividere documenti e presentazioni – Pinterest ed Instagram che, per chi si occupa di una professione che può essere valorizzata dall’elemento visuale sono ancora più adatti.

    In un mercato del lavoro così liquido come quello in cui viviamo, ciascuno di noi è un “marchio” e la sfida del “personal branding” può essere colta grazie alla cura con cui vogliamo emergere in un ambiente rumoroso, ma anche ricco, quale Internet è.

    Questa cura deve partire fin da ragazzi. L’attitudine delle giovani generazioni a districarsi agevolmente nella Rete con dispositivi e contesti digitali deve infatti accostarsi alla consapevolezza che le tracce che lasciamo di noi online ci accompagneranno per sempre e dovremo perciò acquisire consapevolezza delle opportunità, ma anche delle minacce di questo mondo. Più la nostra vita diventerà digitale più dovremo renderla capace di valorizzare la nostra vita “fisica” e più dovremo legarla a una progressiva educazione alla Rete. L’educazione alla Rete è anche una sfida sociale non solo per frenare l’uso distorto di Internet di cui spesso leggiamo nelle cronache sui giornali, ma anche perché tale aspetto è legato alle politiche tese a contenere il dilagare della disoccupazione, soprattutto giovanile.

    In un Paese come il nostro dove vi è un continuo dibattito se il lavoro si crei con questa o quella legge e quale ruolo debbano rivestire gli investimenti pubblici, quello che ciascuno di noi può fare è comprendere le nuove professionalità che stanno emergendo e le strade che portano ad avvicinarsi ad esse. Come il lavoro cambi con il digitale e come quest’ultimo crei nuove professionalità è il tema di “Effetto digitale”, un libro che intende portare la Rete a tutti ed abituarci a viverci come dei “marchi” da promuovere e proteggere.  Per maggiori informazioni sul libro è possibile consultare il sito dell’editore Franco Angeli e scaricarne due capitoli

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