Gli artigli sulle città
La criminalità organizzata è sempre più diffusa nel Nord Italia. Anche nella nostra Provincia. Certo, la risposta deve arrivare dalla politica e dalle istituzioni, ma non basta. Deve arrivare prima di tutto dai cittadini
La criminalità organizzata è sempre più diffusa nel Nord Italia. Anche nella nostra Provincia. Certo, la risposta deve arrivare dalla politica e dalle istituzioni, ma non basta. Deve arrivare prima di tutto dai cittadini
Anche le nostre sonnacchiose cittadine immerse nella nebbia, tra colline e bassa padana, sembrano uscite da fiabe simili. Con la differenza che da noi il drago non è un mostro leggendario, ma una creatura reale. È meno pittoresco: non sputa fiamme e non ha scaglie di serpente, ma non per questo è meno pericoloso. Inquina lentamente l’economia e la società, fino al giorno in cui ti svegli e non riconosci più il posto in cui per anni hai vissuto. Quel drago si chiama criminalità organizzata e sono ormai anni, decenni, che ha allungato i suoi artigli sul Nord Italia. E mentre xenofobi e razzisti di ogni genere puntano il dito sugli sbarchi dei clandestini, molti non vedono o fingono di non vedere che la vera minaccia è un’altra: una minaccia talmente radicata da rischiare di non poter più essere estirpata se si continuano a tenere gli occhi chiusi.
Per avere qualche conferma basta leggere la recente relazione annuale dalla Direzione Nazionale Antimafia per il 2014, presentata lo scorso febbraio al Senato dal Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. “La ‘ndrangheta – recita la relazione – dopo anni di insediamento in Lombardia, ha acquisito un certo grado di indipendenza rispetto all’organizzazione di origine, con la quale ha continuato comunque ad intrattenere rapporti. I suoi appartenenti dimorando al nord ormai da più generazioni, hanno progressivamente acquisito una piena conoscenza del territorio consolidando rapporti con le comunità locali e privilegiando contatti con rappresentanti della politica e delle istituzioni locali”.
Nemmeno la Provincia di Alessandria è immune, come dimostrano i recenti arresti operati dalla Guardia di Finanza o le sentenze della Cassazione della scorsa settimana per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Non so dire se siamo già arrivati al punto di non ritorno. Quello che è certo è che non si può più fare finta di niente. Non basta affidarsi al peraltro prezioso lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, tanto meno lasciare che siano pochi coraggiosi a denunciare le infiltrazioni della criminalità organizzata. È troppo facile presenziare a qualche serata indetta da associazioni meritevoli come Libera, per applaudire l’imprenditore di turno che ha denunciato la mafia o la ‘ndrangheta e ora vive sotto scorta. Troppo facile liberarsi la coscienza comprando qualche marmellata prodotta nei terreni confiscati alle mafie e poi tornare a casa senza preoccuparsi di guardarsi intorno.
“Ma cosa possono fare le persone comuni?”, si chiederanno in molti. Prima di tutto essere consapevoli del problema: aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà. Rendersi conto che la ‘ndrangheta è già tra noi, tra vigne e campi di granoturco, tra borghi in collina e capannoni in mezzo alla pianura.
E poi reagire. Sostenere con tutti i mezzi legali le battaglie di quelle persone e associazioni che da decenni si oppongono alla criminalità organizzata. Essere consapevoli, informarsi e raddrizzare le antenne. Non ignorare i segnali che arrivano sempre più forti e denunciare se necessario. È il nostro dovere di cittadini. Cosa diremo il giorno in cui ci chiederanno come abbiamo fatto a non accorgerci di niente? Noi che forse avevamo ancora il tempo per fare qualcosa, prima che fosse troppo tardi? Forse è già troppo tardi, ma comunque non si può, non si deve restare a guardare.
Certo, la risposta deve arrivare dalla politica e dalle istituzioni, ma non basta. Deve arrivare prima di tutto dai cittadini. Non ci sono intrepidi eroi che potranno salvarci il giorno in cui ci accorgeremo che il drago si annidava sotto le nostre case. È già da un pezzo che non dorme più.
Ora tocca a noi svegliarci.