La voce dei metalmeccanici in provincia: manifestazioni e sciopero
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La voce dei metalmeccanici in provincia: manifestazioni e sciopero

La Fiom Cgil organizza una serie di manifestazioni a livello provinciale e nazionale che in questo mese di marzo prolungano la battaglia iniziata in autunno contro le riforme del Governo sul lavoro. Uno sciopero di 8 ore nella settimana dal 23 al 26 marzo con corteo a Novi Ligure. Ecco il punto delle aziende della provincia che vivono una situazione di criticità

La Fiom Cgil organizza una serie di manifestazioni a livello provinciale e nazionale che in questo mese di marzo prolungano la battaglia iniziata in autunno contro le riforme del Governo sul lavoro. Uno sciopero di 8 ore nella settimana dal 23 al 26 marzo con corteo a Novi Ligure. Ecco il punto delle aziende della provincia che vivono una situazione di criticità

 ECONOMIA E LAVORO – “Per noi non è finita qui. Vorremmo non arrivare dopo, ma cercare di dare voce alla crisi che le aziende del territorio provinciale stanno vivendo”. Questo è il messaggio di Mirko Oliario, segretario provinciale Fiom Cgil che vuole fare passare una linea di contrasto alle manovre portate avanti dal Governo centrale nel settore del lavoro, ma anche uno sguardo al “futuro” a quello che è ancora possibile fare per far ripartire il settore metalmeccanico e della siderurgia. Un mese di marzo in continuità con l’autunno che vorrebbe allargare il consenso a diversi comparti della Cgil.
Metalmeccanici di nuovo in prima linea ed occupati in diverse iniziative e manifestazioni per tutto il mese: il primo appuntamento è venerdì 13 marzo, alle ore 10 in piazza Castello a Torino, di fronte alla sede della Regione Piemonte. “Un migliaio i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro e che oggi vedono chiudere anche la porta degli ammortizzatori sociali – spiega Oliario – L’obiettivo è tutelare tutti i lavoratori espulsi e ricostruire le garanzie di dignità e i diritti anche per i lavoratori neoassunti”. Insomma la Regione deve dare delle risposte, cercando di capire quali strumenti possono essere messi in campo per “garantire continuità di reddito e di ricollocazione nel sistema produttivo del nostro territorio e quindi tutela sociale”.

Non c’è ancora un giorno preciso, ma nella settimana che va dal 23 al 26 marzo la Fiom Cgil a livello provinciale ha indetto 8 ore di sciopero con un corteo che si svolgerà a Novi Ligure. “La manifestazione vedrà susseguirsi sul palco interventi di delegati e lavoratori dei comparti più colpiti, mentre a chiudere la giornata sarà Mauro Faticanti, coordinatore nazionale Fiom – Cgli per il comparto siderurgico. Quello che la Fiom – Cgil vuole affrontare è la ripercussione della crisi sul nostro territorio provinciale, analizzando le problematiche sia da un punto di vista occupazionale, ma anche di riorganizzazione produttiva per il futuro, “perché vorremmo affrontare per tempo le criticità” spiega Oliaro. Altra iniziativa è quella del 19 marzo, al DLF (Dopo Lavoro Ferroviario) per una raccolta firme contro le iniziative del Governo sul tema degli appalti. E per finire la manifestazione nazionale del 28 marzo (ore 14) a Roma contro il Jobs act. Che porterà alla stesura di un nuovo film rispetto a quello che si vede oggi: “oggi il settore del lavoro nelle aziende è caratterizzato dai tagli a parti salariali, ma domani con queste manovre del Governo si arriverà a veri e propri licenziamenti”. E così cambierà anche il “modello di lavoro”, prendendo esempio da quello Fiat: “aumento degli orari di lavoro, con meno personale e maggiore sfruttamento degli impianti di produzione”.

Tutte iniziative che pongono l’attenzione su tematiche calde e importanti, che la Fiom Cgil fa proprie partendo dalle situazioni locali di crisi, che soprattutto nel comparto del metalmeccanico vanno dall’Ilva alla Kme sul territorio novese, senza dimenticare la Bundi per arrivare poi alla Tacchella (Cassine), alla Acerbi (Tortona) e alla Cerutti (Casale Monferrato). E ancora Lamp Ariflex (Spinetta Marengo) e settore orafo nella città di Valenza.

ILVA
La definizione per la situazione di questa azienda è di “estrema incertezza”. “Il Governo si è speso in prima persona – spiega Mirko Oliaro – Ma l’esperienza porta ad essere prudenti. L’operazione della nuova NewCo, assomiglia all’operazione Alitalia e si caratteristica per essere una operazione transitoria, di passaggio, finalizzata alla vendita ai privati, ma ormai depurata dei debiti”. Le ricadute sull’occupazione quindi si evidenzieranno solo tra 2 o 3 anni, con la vendita ai privati.

KME
Una crisi che dura da sei anni, con la cassa integrazione che va avanti dal 2009. “Da lì abbiamo vissuto solo più di ammortizzatori sociali” spiega il delegato Fiom in azienda, Angelo Paternò. Uno stato di crisi, tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, che però “ci ha traghettato tutti fino a qui, con la rinuncia al premio produttività (accordo che scade a fine anno) per salvare tutti i posti di lavoro (oltre 400 dipendenti a Serravalle Scrivia)”. Un’azienda che inutile dirlo, non gode di un buono stato di salute: “la sede dell’azienda in Francia è sul mercato e quella inglese è già stata venduta. Ora restano l’Italia e la Germania”. “Prima o poi si dovrà parlare di un piano industriale ed esplicitamente di lavoro, no?” chiede Paternò. Il punto è capire, “quanto questa azienda ci crede ancora – ha aggiunto Oliaro – O se il suo obiettivo è di andare verso un lento declino”.

BUNDI
L’azienda che produce tubi e serpentine per elettrodomestici, frigoriferi soprattutto, e che conta 180 dipendenti ad oggi sopravvive grazie al contratto di solidarietà in proroga fino a settembre. “I dipendenti hanno congelato anche parti di salariali fino a fine anno, pur di non lasciare nessuno a casa” spiega la delegata Anna Poggio. Un’altra situazione di criticità che attende solo le “volontà” dell’azienda, ovvero se “rilanciare questo mercato che è ancora attivo”. Anche la Bundi quindi aspetta delle risposte che secondo il sindacato non possono essere certo quelle che arrivano dal Jobs Act del Governo Renzi.

LAMP ARIFLEX
Cassa integrazione fino a maggio. Ma il punto è che in questa azienda di Spinetta Marengo “il lavoro c’è” come spiega il sindacalista Ivan Gaetani. Ora le speranze per il futuro dipendono tutte dai contatti tra la proprietà e alcune aziende (anche grossi nomi) che sembrano aver manifestato interesse per l’acquisizione. “Questa incertezza sul futuro ha portato qualche lavoratore, dei 56, ad aver già lasciato a gennaio il posto di lavoro, non avendo certezze per il domani”.

SETTORE ORAFO
Molte piccole aziende della città dell’oro hanno cessato la propria attività. “In qualche caso poi hanno riaperto magari con altro oggetto sociale e con diverse tipologie di contratto, permessi dal Jobs act”. L’unica azienda che si sta caratterizzando nel territorio valenzano è Bulgari, che sta iniziando i lavori nel nuovo impianto che porterà ad un +250 dipendenti rispetto ad oggi (che sono già 700).

ACERBI
“Forse questa azienda tortonese è l’unico esempio di possibile ripresa lavorativa, perché non c’è crisi di prodotto” ha spiegato Mirko Oliaro. Si sta avviando una super fornitura con i paesi arabi con la nuova società. “Oggi non si contano esuberi e c’è lavoro”.

TACCHELLA
Anche qui il lavoro non manca, ma la situazione è diversa perché “la dirigenza è stata incapace nella gestione del gruppo” ha commentato Oliaro, Fiom Cgil. A giorni ci sarà l’accertamento sulla amministrazione straordinaria e la prossima settimana al Ministero del Lavoro la firma della cassa integrazione straordinaria che sarà anticipata dall’Agenzia Piemonte Lavoro. Ma il nodo da sciogliere alla Tacchella si chiama “tempo”: “la finalizzazione alla vendita dovrà avvenire nell’arco di 12 mesi, a pezzi o per intero” scrive il commissario. “Ma non possiamo arrivare ai 12 mesi, dobbiamo velocizzare – spiega Oliaro – perchè se i tempi di consegna del prodotto si allungano, il cliente ha il tempo per passare alla concorrenza. Quindi la vendita si deve finalizzare entro l’estate, se si vuole salvare questa azienda”.

CERUTTI
I vertici dell’azienda che l’hanno portata a questa condizione di crisi sono anche gli stessi che ora stanno compiendo un miracolo. E’ Mirko Oliaro a descrivere così il lavoro dell’amministratore delegato della Cerutti. La Fiom Cgil ha in programma una iniziativa pubblica: un seminario/convegno “non più per guardarsi indietro, ma per guardare avanti, cercando di spingere l’azienda ad investimenti”. Se non ci sono soldi, “pensare anche al pubblico. Tanto è vero che si sta pensando a progetti con l’Università” spiega il sindacalista. Questo perché il mercato di stampa da riviste non esiste più: “bisogna re-industrializzarsi. Altrimenti i 400 lavoratori tra Casale e Vercelli non si salvano”. L’azienda è uscita oggi dalla fase più critica, ma deve reinventarsi per sopravvivere.

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