Terzo Valico: non ce lo chiede l’Europa
Quante volte abbiamo sentito ripetere la litania Ce lo chiede lEuropa in relazione a quasi tutte le riforme o pseudo, tali che i Governi di turno hanno promesso, minacciato o cercato di applicare?
Quante volte abbiamo sentito ripetere la litania Ce lo chiede lEuropa in relazione a quasi tutte le riforme o pseudo, tali che i Governi di turno hanno promesso, minacciato o cercato di applicare?
“Dobbiamo concentrarci sulle riforme”, il “Paese ha bisogno di riforme”, “Per far ripartire la crescita dobbiamo accelerare sulle riforme” eccetera, per poi concludere spesso con l’immancabile “Ce chiede l’Europa”. Efficace. Inoppugnabile. Un classico. C’è una cosa però che l’Europa non ci chiede, in questa estate in cui sembra decisamente più impegnata a prendere di mira la Grecia: il Terzo Valico, la grande opera che manda in visibilio amministratori locali e politici nazionali e in bestia numerosi abitanti delle zone interessate.
È cronaca delle scorse settimane. La Commissione europea ha escluso il Terzo Valico dall’elenco delle opere finanziate con il piano di investimenti per le infrastrutture nel settore dei trasporti nei prossimi sette anni. Certo, rimangono confermati i fondi comunitari già stanziati per l’opera, ma il fatto che, a quest’ultimo appello, la tanto contestata grande opera sia stata di fatto ignorata dalla Commissione non è di certo una buona notizia per i suoi fautori.
Insomma, la frase magica “ce lo chiede l’Europa”, in questo caso non può essere spesa. E vai a spiegare ai recalcitranti cittadini che lo stop ai finanziamenti non significa bocciatura dell’opera.Oggi leggiamo che sembra essere passata la linea dei sindaci degli undici Comuni interessati, che avrebbero strappato risposte affermative alle richieste avanzate nella lettera al Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. E leggiamo anche che il Governo ha dato garanzie sulla strategicità dell’opera, su cui intende procedere anche senza l’Europa.
È bello vedere che il Governo intende tirare dritto per le questioni che ritiene importanti, anche quando non trovano appoggio nelle sedi comunitarie. Riempie quasi il cuore di orgoglio patriottico. Una domanda sorge però spontanea: tanta determinazione nei confronti della Commissione Europea non meriterebbe di essere spesa per cause migliori? Siamo certi che non ne mancano.