Terzo Valico: non ce lo chiede l’Europa
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Terzo Valico: non ce lo chiede l’Europa

Quante volte abbiamo sentito ripetere la litania “Ce lo chiede l’Europa” in relazione a quasi tutte le riforme o pseudo, tali che i Governi di turno hanno promesso, minacciato o cercato di applicare?

Quante volte abbiamo sentito ripetere la litania “Ce lo chiede l’Europa” in relazione a quasi tutte le riforme o pseudo, tali che i Governi di turno hanno promesso, minacciato o cercato di applicare?

OPINIONI – In questi giorni di trattativa convulsa per le sorti della Grecia, non possiamo fare a meno di pensare a quante volte abbiamo sentito ripetere la litania “Ce lo chiede l’Europa” in relazione a quasi tutte le riforme o pseudo, tali che i Governi di turno hanno promesso, minacciato o cercato di applicare.  Sorvoliamo sul fatto che nessun cittadino ha mai capito veramente cosa intenda la classe politica con il termine “riforme”. Ormai sembra essere diventata una parola magica svuotata di ogni significato reale. Una sorta di supercazzola, volendo parafrasare “Amici miei”, da utilizzare quando non sai più cosa dire e devi mettere a tacere l’avversario. Certo è che suona bene. Riempie la bocca e conferisce automaticamente a chi la pronuncia la patina di progressista. Vuoi smantellare il welfare o lo Statuto dei lavoratori? Usa il termine riforma e chi ti contesta passerà automaticamente per retrogrado e oscurantista. Vuoi inserire il credito di imposta per chi iscrive i figli alle scuole paritarie? Inserisci il provvedimento in una “riforma” e chi si lamenta passerà per un cavernicolo con l’anello al naso.

“Dobbiamo concentrarci sulle riforme”, il “Paese ha bisogno di riforme”, “Per far ripartire la crescita dobbiamo accelerare sulle riforme” eccetera, per poi concludere spesso con l’immancabile “Ce chiede l’Europa”. Efficace. Inoppugnabile. Un classico.  C’è una cosa però che l’Europa non ci chiede, in questa estate in cui sembra decisamente più impegnata a prendere di mira la Grecia: il Terzo Valico, la grande opera che manda in visibilio amministratori locali e politici nazionali e in bestia numerosi abitanti delle zone interessate.

È cronaca delle scorse settimane. La Commissione europea ha escluso il Terzo Valico dall’elenco delle opere finanziate con il piano di investimenti per le infrastrutture nel settore dei trasporti nei prossimi sette anni. Certo, rimangono confermati i fondi comunitari già stanziati per l’opera, ma il fatto che, a quest’ultimo appello, la tanto contestata grande opera sia stata di fatto ignorata dalla Commissione non è di certo una buona notizia per i suoi fautori.

Insomma, la frase magica “ce lo chiede l’Europa”, in questo caso non può essere spesa. E vai a spiegare ai recalcitranti cittadini che lo stop ai finanziamenti non significa bocciatura dell’opera.Oggi leggiamo che sembra essere passata la linea dei sindaci degli undici Comuni interessati, che avrebbero strappato risposte affermative alle richieste avanzate nella lettera al Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. E leggiamo anche che il Governo ha dato garanzie sulla strategicità dell’opera, su cui intende procedere anche senza l’Europa.

È bello vedere che il Governo intende tirare dritto per le questioni che ritiene importanti, anche quando non trovano appoggio nelle sedi comunitarie. Riempie quasi il cuore di orgoglio patriottico. Una domanda sorge però spontanea: tanta determinazione nei confronti della Commissione Europea non meriterebbe di essere spesa per cause migliori? Siamo certi che non ne mancano.

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