Ancora lavoro irregolare nelle campagne della Bassa Valle Scrivia
Il blitz dei carabinieri alla cascina Bovera di Castelnuovo Scrivia ha fatto emergere un nuovo caso di lavoro irregolare nelle campagne. Intervista ad Antonio Olivieri del Presidio Permanente
Il blitz dei carabinieri alla cascina Bovera di Castelnuovo Scrivia ha fatto emergere un nuovo caso di lavoro irregolare nelle campagne. Intervista ad Antonio Olivieri del Presidio Permanente
Il blitz dei Carabinieri dello scorso venerdì sembra quindi confermare le tesi di chi sostiene che il lavoro irregolare nelle nostre campagne sarebbe una situazione diffusa. Ne abbiamo parlato con Antonio Olivieri, del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia, realtà nata proprio a seguito del caso di Cascina Lazzaro.
Olivieri, di cosa si occupa il Presidio?
È una realtà auto-organizzata, nata nel 2012 dalla lotta dei quaranta braccianti marocchini della Cascina Lazzaro, che versavano in condizioni di grave sfruttamento. Il presidio è formato da braccianti e solidali. Abbiamo dato vita a uno sportello legale e a uno sportello migranti a Castelnuovo Scrivia, che si occupa di tutte le questioni legate al lavoro bracciantile, non solo dei migranti ma anche degli italiani.
Cos’è successo lo scorso venerdì alla cascina Bovera?
I Carabinieri hanno trovato cinque lavoratori marocchini senza permesso di soggiorno, che raccoglievano prodotti di stagione nei terreni della cascina.
Cosa sapete dei cinque braccianti irregolari trovati dai Carabinieri nell’ispezione di venerdì?
Erano senza regolare contratto e permesso di soggiorno. Come è noto, gli immigrati sono stati portati in caserma dai Carabinieri e interrogati. Quindi hanno contattato il Presidio e abbiamo coinvolto l’avvocato Simonetta Crisci del Foro di Roma e l’avvocato Gianluca Vitale del Foro di Torino.
Cosa rischiano?
Di essere rinchiusi in un Cie, centro di identificazione, e poi espulsi. Appena si saprà qual è il giudice competente, l’avvocato farà domanda di un permesso provvisorio perché possano seguire il loro processo. Nel contempo si attiverà per ottenere un permesso definitivo, perché la legge prevede che, in casi di “grave sfruttamento”, ci sia diritto ad un permesso definitivo, come già avvenuto per tredici dei braccianti dell’azienda Lazzaro, che hanno ottenuto un permesso umanitario per lo stesso motivo.
Perché i lavoratori di Cascina Bovera verserebbero in situazioni di grave sfruttamento?
Hanno fatto la loro deposizione all’Ispettorato del Lavoro. Noi li abbiamo sentiti e, secondo quanto ci hanno detto, risulta che due di questi braccianti lavorassero presso il titolare dell’azienda agricola da ben sei anni, gli altri da due anni e da un anno e qualche mese. Per uno di questi era stata fatta la domanda di emersione dal lavoro irregolare in base alla sanatoria del 2012, ma la stessa era stata rigettata in quanto il datore di lavoro non aveva effettuato i regolari versamenti contributivi. Lavoravano sia in campagna, alla cascina Bovera, per 9 – 10 ore al giorno per l’intera settimana, sabati e domeniche compresi, sia nel magazzino poco distante. Qui, dove avevano anche gli armadietti intestati con i loro nomi, lavoravano per 10 – 12 ore giornaliere. La paga veniva corrisposta ogni settimana ed era di 5 Euro all’ora. Questo solo formalmente perché, in realtà, ricevevano 100 o 200 Euro a settimane alternate: dunque degli acconti – chiamiamoli così – su un totale di 55-60 ore lavorative settimanali. Le condizioni di lavoro erano molto pesanti: in campagna si lavorava dalle 7 del mattino fino al tramonto, con un’ora di pausa; in magazzino, la pausa era di due ore. Il vestiario e quant’altro – acqua da bere, pranzo – era tutto a carico del lavoratore; in caso di pioggia, si lavorava sotto l’acqua, senza impermeabili, senza nulla.
Sono affermazioni molto gravi, ne è sicuro?
E’ quanto ci è stato dichiarato dai cinque lavoratori.
Cosa farete come presidio?
Il presidio permanente mette a disposizione gli avvocati, fa opera di denuncia e li assisterà per tutto il percorso legale: non solo perché ottengano il permesso di soggiorno a cui hanno diritto, ma farà in modo che vengano loro riconosciute tutte le spettanze arretrate, perché questi lavoratori hanno tenuto conto di tutte le ore lavorate fino ad oggi.
Dopo gli avvenimenti del 2012 a Cascina Lazzaro è cambiato qualcosa nelle campagne della Bassa Valle Scrivia?
Finché non è esploso il Caso Lazzaro c’era il silenzio. Dopo quel caso si sono attivati maggiori controlli. La situazione sta cambiando, ma ci sono ancora condizioni di sfruttamento molto forti (paghe inferiori a quelle stabilite dai contratti, orari di lavoro abnormi), che rendono simili le nostre campagne a quelle del Sud, come Rosarno. Invitiamo tutti i lavoratori, delle campagne e non, che si trovano in situazioni simili a contattarci.
I sindacati assistono i lavoratori di queste realtà?
In zona il sindacato non è presente su queste vicende del bracciantato, se si escludono le vertenze individuali per il recupero del salario pregresso.