Le auto non inquinano
Uno dei temi più appassionanti dellanno appena concluso è lemergenza smog a cui molte amministrazioni pubbliche hanno reagito con blocchi del traffico, totali o parziali. Come sempre queste misure hanno fatto insorgere il Partito delle Auto, altrimenti noto come PDA, raggruppamento di donne e uomini che non credono alla teoria per cui il traffico veicolare è causa di inquinamento
Uno dei temi più appassionanti dell?anno appena concluso è l?emergenza smog a cui molte amministrazioni pubbliche hanno reagito con blocchi del traffico, totali o parziali. Come sempre queste misure hanno fatto insorgere il Partito delle Auto, altrimenti noto come PDA, raggruppamento di donne e uomini che non credono alla teoria per cui il traffico veicolare è causa di inquinamento
Il PDA ama imputare le cause dello smog che soffoca le nostre città a qualsiasi tipo di fattore tranne alle auto stesse. Vera causa dello smog pare infatti essere il particolare clima della Pianura Padana, chiusa come in una morsa tra le Alpi e gli Appennini. Falliti i tentativi di bucare le Alpi marittime per far circolare aria nella pianura, gli esponenti del PDA stanno ora valutando l’ipotesi di abbattere completamente l’Appennino ligure per far arrivare brezze salubri dalla riviera. A mettere però i bastoni tra le ruote ci pensano i soliti ambientalisti, animati da una visione conservatrice della natura ed ostili ad ogni forma di sviluppo. Ma gli esponenti del PDA vanno avanti imperterriti nelle loro convinzioni, forti di una fede quasi religiosa in un solo granitico comandamento: giù le mani dalla mia macchina. Del resto, amano ripetere, le automobili non inquinano, anzi fanno bene all’ambiente.
Il consulente scientifico del PDA, il professor Gianantonio P. dell’Università della Gallia Cisalpina, sostiene, dati alla mano, che un solo tram elettrico inquina più di cinquanta SUV a gasolio. La prova è data dal fatto che la corrente elettrica che aziona il tram è quasi sempre fornita da centrali a carbone, molto più inquinanti del gasolio, che pare avere invece un effetto benefico sull’ambiente e sui bronchi, a dispetto delle lamentele dei soliti ambientalisti. Questi ultimi, animati dall’invidia e dall’odio, diffondono dati falsi al solo scopo di affossare l’economia di mercato e instaurare una dittatura socialista di stampo cambogiano.
E’ infatti provato che diluendo poche gocce di balsamo al timo all’interno del serbatoio, i gas di scarico di un SUV a gasolio creano un salutare effetto aerosol. Se correttamente applicato al parco auto di un’intera città, tale effetto è in grado di prevenire e abbattere drasticamente i fastidiosi malanni di stagione, come raffreddore e infiammazioni alle vie respiratorie, permettendo ai cittadini di dedicarsi senza pensieri allo shopping durante il periodo dei saldi.
L’accessibilità del centro storico alle auto è infatti un altro cavallo di battaglia del PDA, che si oppone alla creazione di zone a traffico limitato, perché sostiene che danneggino il commercio.
Gli esempi di numerose città in cui le ZTL in centro favoriscono il commercio non sembrano preoccupare il PDA. Il fatto che gli acquirenti possano passeggiare indisturbati per una strada del centro, guardando le vetrine senza timore di essere falciati da un SUV a gasolio, pare infatti agli esponenti del PDA una colossale sciocchezza passatista.
Secondo i simpatizzanti del PDA, l’acquisto ideale, specialmente in tempo di saldi, va fatto in questo modo: prima si fa un giro di ricognizione in macchina, scrutando dal finestrino le vetrine dei negozi per osservare gli articoli in vendita e confrontare i prezzi. Siccome tutti gli altri acquirenti stanno facendo la stessa cosa, si creano comode code che permettono di non andare troppo forte e osservare quindi con la dovuta calma la vetrina interessata. Avendo cura di alzare a dovere la voce per sovrastare il rombo delle auto incolonnate, si può all’occorrenza abbassare il finestrino per chiedere informazioni ai negozianti su prezzi e taglie disponibili, servendosi di richiami gutturali, urla da mercato del pesce o gesti codificati come i broker di Wall Street.
Una volta terminato il giro di ricognizione, ci si può recare sgommando al negozio prescelto accostando in tripla fila davanti all’ingresso. Si entra, si prende velocemente quello che si è in già scelto, si paga, si risale in macchina e via. Il tutto, ovviamente, senza aver mai spento al motore che altrimenti va giù di giri.
In alcuni casi, se i posti in tripla fila sono tutti occupati, si può rallentare quanto basta, mandare un segnale al negoziante che, a sua volta, risponde lanciando l’articolo desiderato direttamente nella tua macchina. Il pagamento si può effettuare in vari modi. Il più gettonato sembra essere il lancio del contante con contestuale lancio del resto, utilizzando appositi piombini applicati alle banconote per direzionare meglio il lancio. Per chi paga con bancomat o carta di credito, il POS viene applicato su pratiche e trendy aste telescopiche per i selfie. In alcuni casi la procedura genera confusione tra gli acquirenti/automobilisti.
Il signor Gianandrea C. aveva infatti deciso di cogliere l’occasione per immortalare il momento dell’acquisto di una cravatta blu a pallini bianchi e condividerlo sui social, salvo accorgersi troppo tardi che non aveva digitato sulla tastiera dello smartphone ma su quella del POS. “Meglio così”, ha commentato la moglie, “tanto avevi una faccia da cretino.”