Salvatore Borsellino ai ragazzi dell’Amaldi: “Voi siete la speranza di Paolo”
Home
Lucia Camussi - l.camussi@ilnovese.info  
15 Ottobre 2016
ore
00:00 Logo Newsguard

Salvatore Borsellino ai ragazzi dell’Amaldi: “Voi siete la speranza di Paolo”

Un incontro molto partecipato e sentito quello fra Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso insieme ai cinque agenti della scorta nel 1992 a Palermo e simbolo della lotta alla criminalità organizzata, e gli studenti del liceo Amaldi di Novi Ligure. La conferenza, che si è svolta venerdì 14 ottobre al teatro Giacometti, ha rappresentato l'anteprima del Festival delle Conoscenze che si concluderà il 20 ottobre

Un incontro molto partecipato e sentito quello fra Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso insieme ai cinque agenti della scorta nel 1992 a Palermo e simbolo della lotta alla criminalità organizzata, e gli studenti del liceo Amaldi di Novi Ligure. La conferenza, che si è svolta venerdì 14 ottobre al teatro Giacometti, ha rappresentato l'anteprima del Festival delle Conoscenze che si concluderà il 20 ottobre

NOVI LIGURE –  Un incontro molto partecipato e sentito quello fra Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso insieme ai cinque agenti della scorta nel 1992 a Palermo e simbolo della lotta alla criminalità organizzata, e gli studenti del liceo Amaldi di Novi Ligure. La conferenza, che si è svolta venerdì 14 ottobre al teatro Giacometti, ha rappresentato l’anteprima del Festival delle Conoscenze.

“Borsellino ha compiuto un grande lavoro sulla legalità – ha detto Giampiero Bovone, dirigente scolastico dell’istituto novese – Noi ereditiamo questo grande patrimonio, portato avanti dai fratelli Salvatore e Rita”. Era stata proprio Rita a partecipare alla cerimonia di intitolazione della piazza della stazione a Falcone e Borsellino, come ha ricordato l’assessore alla Cultura Cecilia Bergaglio.

“Vi posso parlare degli errori della mia vita e di quanto le mie scelte siano state diverse da quelle di Paolo – ha esordito Salvatore – Non basta essere anagraficamente fratelli, occorre ci siano gli stessi sogni, le stesse scelte di vita. Il fratello di Paolo era Giovanni Falcone: si erano conosciuti nel quartiere povero di Palermo, quello della Kalsa, poi avevano studiato giurisprudenza e fatto insieme il concorso in magistratura”. “Perché Paolo ha fatto il magistrato?” è stata la domanda che ha fatto da filo conduttore a tutto l’intervento di Borsellino. Lo ha scritto nella sua ultima lettera, composta alle 5 di mattina del 19 luglio 1992, in cui rispondeva ai ragazzi di un liceo di Padova. “Palermo non mi piaceva; per questo imparai ad amarla perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace”.

E su queste parole si sofferma il fratello del magistrato che a lungo ha lottato per scardinare la mafia dalla sua città. “Lui aveva fatto una scelta di vita per la sua città, per la sua terra. Anche a me Palermo non piaceva. Come può piacere una città in cui abbiamo visto centinai di morti ammazzati?! Presi una decisione diversa da quella di Paolo: andare via, cercare un Paese diverso, dove i diritti non dovevano essere implorati come favori. Ammiravo il lavoro di Paolo, ma non erano fatti miei. Per questo sono andato a Milano. Ma non ho trovato un altro Paese, l’ho creduto fino al 23 maggio 1992, quando hanno assassinato Falcone”.

Poi arriva al racconto della strage avvenuta in via d’Amelio: quel giorno Paolo si reca lì per portare la madre dal cardiologo, insieme ai cinque ragazzi della scorta. Salvatore li nomina tutti – Claudio Traina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina – e poi si sofferma su Emanuela Loi, “la picciotta che con un soffio di vento va giù”, come la definiva scherzosamente Paolo.

E Salvatore torna a raccontare della madre che il giorno dopo la strage volle essere portata dalla altre madri, quelle degli agenti della scorta, e “a me e a Rita disse che avremmo dovuto andare dovunque ci chiamassero per non far morire il sogno di Paolo”. È a questo punto che Salvatore alza con fierezza l’agenda rossa, simbolo del movimento che guida, e sottolinea a gran voce che “Servono verità e giustizia. Non mi arrenderò finché in questo Paese non sentirò quel fresco profumo di libertà per il quale mio fratello ha sacrificato tutto”. “Questo Paese è vostro, ragazzi, e ve lo dovete riprendere”, dice Borsellino agli studenti dell’Amaldi che si sono alzati tutti in piedi e lo stanno applaudendo con gli occhi lucidi.

Tanta la commozione anche nella parole del tenente dei Carabinieri di Novi, Marzia La Piana, che è originaria di Randazzo (Catania) e quindi della stessa terra di Paolo e Salvatore. Integrità di valori, sacrificio, importanza di fare le giuste scelte sono stati i cardini del suo intervento.

Dopo, spazio alle domande: chi è in grado oggi di ricoprire il ruolo avuto da suo fratello? Quali comportamenti sono mafiosi e quali no? Perché i giovani sono attratti dalla mafia? Come si combatte la paura? Tutti quesiti ai quali il fratello minore di Paolo Borsellino ha risposto con franchezza, girando fra gli studenti e guardandoli negli occhi, trasmettendo loro il messaggio più importante. “Voi siete la speranza di Paolo”.

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione