L’agricoltura diventa innovativa con i progetti di filiera
immagine d'archivio
Home

L’agricoltura diventa innovativa con i progetti di filiera

Cinque progetti di filiera, fino a 600 mila euro di finanziamenti in tre anni che potrebbero arrivare alle aziende agricole del territorio . Coldiretti, insieme ad aziende e consorzi, ha presentato una serie di progetti in Regione per l'ammissione ai fondi legati al Psr, dalla nocciola ai pioppi, passando per il bio

Cinque progetti di filiera, fino a 600 mila euro di finanziamenti in tre anni che potrebbero arrivare alle aziende agricole del territorio . Coldiretti, insieme ad aziende e consorzi, ha presentato una serie di progetti in Regione per l'ammissione ai fondi legati al Psr, dalla nocciola ai pioppi, passando per il bio

PROVINCIA – Cinque progetti di filiera, fino a 600 mila euro di finanziamenti in tre anni che potrebbero arrivare alle aziende agricole del territorio . Coldiretti ci prova, insieme ad aziende e consorzi, con la promessa che, anche “se i progetti presentati nell’ambito del Psr (programma di sviluppo rurale) 2014-2020 non dovessero essere approvati, andremo comunque avanti”, dice il presidente provinciale Roberto Paravidino (foto in basso). Parte dall’obiettivo di “creare una rete di cooperazione, innovazione e sviluppo delle filiere locali” l’iniziativa di Coldiretti, insieme a Cadir Lab,Consorzio Agrario del Piemonte Orientale, Università degli studi di Torino, Sata, Cooperativa Monferrato Frutta e Agrion, presentata ieri nella sede di corso Crimea.
Cinque i settori di intervento individuati: cerealicoltura, biologico, coricoltura, pioppicoltura, orticoltura. Per ciascuna filiera sono stati presentate idee innovative per la soluzione di problematiche che stanno vivendo le imprese agricole locali.
La Regione non ha ancora stabilito quali progetti passeranno la seconda fase e concorreranno, quindi , al finanziamento. Sono 130 quelli in totale presentati e ci potrebbero essere fondi solo per una trentina.
Per la filiera cerealicola, che riveste grande importanza per il territorio (la provincia di Alessandria è da sempre il “granaio” d’Italia) si punta, ad esempio, a sviluppare la produzione di cereali alternativi, quali farro, grano saraceno, quinoa, attraverso “prove di coltivazione, valutando insieme alle aziende possibili sbocchi di mercato e misurando infine il beneficio agronomico ed economico”, spiega Paolo Rendina di Cadir Lab.
Sul fronte del biologico, ci si attende una forte crescita: “gli spazi e le prospettive ci sono – spiega Roberto Capurro di Sata – E’ l’unico settore in cui la produzione fa fatica a sostenere la domanda”. E’ stata individuata, in particolare, la produzione di frumento tenero. Il progetto prevede l’acquisizione di tecniche, attraverso prove in campo e pratiche sull’adattabilità della coltivazione. C’è già un’azienda che ha aderito: la Gemme di Basaluzzo che ha destinato un ettaro e mezzo alla coltivazione di frumento bio.
Cresce con ottime prospettive anche la corilicoltura, grazie ad un protocollo di filiera, il primo, sottoscritto dalla Novi Elah Dufour che si è impegnata a ritirare la produzione di nocciole piemontesi. Il progetto, guidato da Dino Trisoglio di Corilù, punta sul miglioramento della qualità delle tecnologie, assicurando anche nuovi sbocchi per la filiera locale. “Puntiamo sulla qualità – dice – ci sono margini di crescita, soprattutto nell’uso delle tecnologie visto che quelle attuali sono già di fatto superate”. Sono attualmente 50 gi ettari coltivati da Corilù a nocciola del Piemonte più altri 30 in conto terzi.
Cerca nuovi sbocchi e una nuova dimensione la filiera del pioppo, presente in provincia nella zona del casalese e dell’acquese. Qui il problema è soprattutto “organizzativo”, con produttori che non hanno forza contrattuale nei confronti degli acquirenti. A spiegarlo è Matteo Bosso di Cadir Lab. “La filiera è poco organizzata, con una offerta disgregata”. Si tratta quindi di dare un nuovo sistema organizzativo per la filiera, utilizzando anche sistemi informatici per le gestione dei lotti.
Si vuole dare vita ad una filiera anche nel campo dell’orticolutura. Cristiano Carli di Agrion ha quindi identificato alcuni prodotti “cardine” per i quali si potrebbe prevedere uno sviluppo ed un posizionamento importate sul mercato. Per la provincia i prodotti individuati sono la cipolla di Castelnuovo e il fagiolo bianco di Bagnasco. “Proponiamo un recupero degli ecotipi attraverso azioni in azienda grazie alla figura dell’agricoltore custode, che custodisca cioè non solo un valore economico ma soprattutto culturale del territorio”.
Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione