Controlli sull’amianto, Arpa ribadisce: “il metodo non è quello più corretto”
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Controlli sull’amianto, Arpa ribadisce: “il metodo non è quello più corretto”

Incontro pubblico con tanti amministratori e pochi cittadini al Fermi di Alessandria per parlare di controlli sull'amianto. Arpa ribadisce: “la metodologia usata da Cociv è quella prevista dalla legge, ma non quella contenuta nella nota ministeriale, firmata da Arpa e Arpal”. E intanto Cociv chiede di poter usare la dinamite per lo scavo

Incontro pubblico con tanti amministratori e pochi cittadini al Fermi di Alessandria per parlare di controlli sull'amianto. Arpa ribadisce: ?la metodologia usata da Cociv è quella prevista dalla legge, ma non quella contenuta nella nota ministeriale, firmata da Arpa e Arpal?. E intanto Cociv chiede di poter usare la dinamite per lo scavo

TERZO VALICO – La rete dei controlli sull’amianto nei cantieri e nelle cave del Terzo Valico dei Giovi c’è, è attiva e sicuramente è anche puntuale. Ma è il metodo all’origine utilizzato da Cociv e rispondente alla legge attuale ad essere messo in discussione dagli enti di controllo. Lo ribadisce senza falsi pudori Angelo Robotto, direttore di Arpa Piemonte all’incontro organizzato dal commissario di governo per il Terzo Valico Iolanda Romano che si è svolto giovedì nell’insolita sede, per un incontro pubblico, dell’aula magna dell’Istituto Fermi di Alessandria.
“La gestione del rischio amianto. Campagna di informazione del commissario del terzo valico” era il titolo. Incontro pubblico, si diceva. Di cittadini ce ne erano ben pochi. C’erano però gli amministratori degli undici comuni interessati all’opera, sindacalisti, giornalisti. Per partecipare era consigliabile registrarsi qualche giorno prima. E le domande si potevano porre solo in forma scritta. Regola ferrea, alla quale Romano non ha fatto eccezione neppure davanti al reiterato tentativo del sindaco e presidente della provincia di Alessandria Rita Rossa, che è uscita dall’aula piuttosto irritata.

Il tema, si diceva, era l’amianto. Dopo aver illustrato quanto è stato fatto dalla struttura commissariale e dagli enti (vi rinviamo a quanto già pubblicato e, in ogni caso, il commissario Romano ha garantito che tutti i cittadini riceveranno copia del depliant esplicativo a casa), sono arrivate le domande.
A chiedere quale metodologia è utilizzata attualmente ci ha pensato l’assessore Claudio Lombardi che, sul punto, ha garantito di non fare sconti e di essere pronto a portare all’attenzione della giunta nuovamente la proposta di bloccare i conferimenti di smarino in cava Clara e Buona.
Riponde Robotto di Arpa, proprio colui che nel 2015 firmò un nota nella quale si diceva “che la metodologia di preparazione del campione doveva essere concordata tra Arpa e Cociv. Il campione doveva cioè essere macinato completamente e non in parte. Ribadisco – dice – che quello indicato nella nota è il metodo corretto”. Che Cociv, però, non usa. Il consorzio, ora commissariato, ha fatto ricorso al Tar contro la nota, accolta dal Ministero, e il tribunale non si è ancora pronunciato. Cociv però, agisce nel rispetto della legge attuale anche se, sempre a detta di Arpa, ha un margine di errore pari al 98%.

Arpa, comunque, svolge la sua funzione di controllo, verificando le analisi che Cociv fa effettuare da un laboratorio accreditato del Politecnico di Torino. I dati sono trasmessi “in tempo reale” sul sito dell’osservatorio ambientale e compaiono anche sugli schermi dei totem informativi nei singoli comuni. Arpa, a campione, effettua dei controlli delle analisi ed effettua campionamenti autonomi. “Lo scorso anno ne sono stati fatti 165”, dice Alberto Maffiotti, direttore di Arpa Alessandria.
In nessun campionamento (fatto con il metodo “non concordato”), controllo, contro controllo, i limiti di legge sono stati superati, assicurano gli enti, né per la presenza sotto forma di roccia verde, che pure c’è, e si sapeva ( “c’è addirittura una valle chiamata Isoverde”, ricorda il commissario Romano) soprattutto sul fronte ligure, né come fibra dispersa nell’aria.

Di sacchi, chiamati big bag, contenenti terra con tracce di amianto,
seppure nei limiti di legge, ne sono già stati smaltiti parecchi, intanto. E chi paga i maggiori costi di smaltimento, visto che si tratta di rifiuti pericolosi? “Paga lo Stato”. La risposta arriva direttamente dal commissario. Non si tratterebbe, però, di costi aggiuntivi rispetto ai 6 miliardi dell’opera. Ma neppure dedotti dalla cifra “Cociv”. Quindi?

Intanto, poiché le rocce risultano più dure del previsto e le trivelle fanno fatica ad andare avanti, Cociv ha chiesto di poter usare dinamite nella galleria di servizio a Fraconalto. Così risponde Marina Ruvolo, dirigente di Spresal, l’ente preposto per il controllo sui luoghi di lavoro, alla domanda scritta: “è stata presentata una bozza di proposta. Stiamo valutando”. I sindacati, tra le righe, fanno capire che non sono affatto d’accordo.

Infine, la domanda che voleva porre Rita Rossa, fatta pervenire dopo che era uscita dall’aula per iscritto, riguardava l’amianto rinvenuto nell’acqua di falda nel sito Clara e Buona. Risponde Claudio Coffano, dirigente settore ambiente della Provincia: “tali concentrazioni sono presenti sia a monte che a valle del sito”. Quindi, non possono essere imputabili alle terre da scavo del Terzo Valico. Sono nella roccia, l’amianto c’era già prima di iniziare a scavare.

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