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    Arpa:
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    Redazione - redazione@ovadaonline.net  
    9 Luglio 2017
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Arpa: “Nessun fiume della nostra provincia è balneabile”

    E' un chiaro segnale quello mandato dall'Arpa, che parla di fiumi puliti - Lemme, Borbera, Piota, Orba, Gorzente - ma mette in guardia dai possibili rischi. "In particolar modo quest'anno, tra siccità e i residui dell'alluvioni di novembre"

    E' un chiaro segnale quello mandato dall'Arpa, che parla di fiumi puliti - Lemme, Borbera, Piota, Orba, Gorzente - ma mette in guardia dai possibili rischi. "In particolar modo quest'anno, tra siccità e i residui dell'alluvioni di novembre"

    CRONACA – Il campanello di allarme arriva proprio a ridosso di un fine settimana all’insegna del caldo torrido, in cui si prevedono picchi di oltre trenta gradi. Sembra scontato ipotizzare, quindi, la nutrita presenza di villeggianti lungo i fiumi della zona.

    Lemme, Borbera, Piota, Orba, Gorzente, Curone: piscine naturali per centinaia di bagnanti in cerca di frescura e relax, che dovrebbero essere “off limits” perché nessuno di essi soddisfa i requisiti per la balneabilità. Lo dice con pochi giri di parole Alberto Maffiotti, responsabile provinciale Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, facendo crollare una delle poche certezze di chi vive da sempre (e frequenta, per villeggiatura) queste porzioni incontaminate di Basso Piemonte.

    “Sono anni che lo ribadiamo ma è un concetto che la gente fatica ad assimilare – spiega Maffiotti – I corsi d’acqua che attraversano il territorio non sono balneabili perché, per questa definizione, servono parametri ben precisi che qui non sono rispettati. Si va dalla cura delle sponde e degli accessi allo specchio d’acqua alle condizioni di sicurezza per i bagnanti fino alla carica batterica che deve essere davvero molto contenuta. Nell’alessandrino nessun torrente risponde a questi criteri, anzi in Piemonte la balneabilità sussiste solo per i laghi nella parte settentrionale della regione”. Non si tratta di torrenti inquinati, anzi. Ma questo non rappresenta una garanzia – oltre all’assenza di bagnini – contro possibili infezioni e malattie.

    E il motivo è presto detto. “Nei corsi d’acqua dolce finiscono gli scarichi fognari e il fatto che i reflui, prima di immettersi nel fiume, passino nei depuratori non mette al riparo da conseguenze perché i sistemi di filtraggio non sono pensati per garantire livelli la balneabilità – dice Maffiotti – Al mare capitano problemi analoghi ma ci sono differenze sostanziali: prima di tutto nell’acqua salata i batteri sopravvivono per molto meno tempo e poi la quantità d’acqua è tale da rendere la carica batterica molto più diluita. Nei torrenti è diverso”. In particolare quest’anno. La prolungata siccità ha ridotto, e di molto, la quantità d’acqua e le alte temperature stanno surriscaldando le pozze rimaste, accrescendo la proliferazione dei micro organismi. Senza contare gli strascichi lasciati dall’alluvione di novembre, specie nei bacini dell’Orba e del Bormida: “Aree dove non tutti i depuratori danneggiati sono già tornati a pieno regime”.

    Cercare refrigerio nei tratti più lontani da città, paesi e borgate – quindi nei laghetti montani di Orba, Gorzente, Borbera – è l’unico modo per ridurre il rischio di imbattersi in qualche spiacevole sorpresa ma non azzera il rischio. E se lavarsi subito con acqua potabile dopo l’immersione può essere un’ulteriore difesa “l’unico modo per mettersi al sicuro – dice l’Arpa – è di evitare di fare il bagno nei torrenti. Meglio, per quello, mare e piscina”. Dove sono sale e cloro a tenere sotto controllo i batteri.

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