A Cascina Saetta, tra i ragazzi che rinunciano alle ferie per combattere la mafia
Al mattino il lavoro. Al pomeriggio le lezioni sulla criminalità organizzata e sugli ecoreati. "Ma chi te lo fa fare?", è la domanda che sorge spontanea ai 13 giovani che hanno deciso di trascorrere una settimana al campo di volontariato organizzato a Bosco Marengo da Libera, l'associazione contro la mafia
Al mattino il lavoro. Al pomeriggio le lezioni sulla criminalità organizzata e sugli ecoreati. "Ma chi te lo fa fare?", è la domanda che sorge spontanea ai 13 giovani che hanno deciso di trascorrere una settimana al campo di volontariato organizzato a Bosco Marengo da Libera, l'associazione contro la mafia
BOSCO MARENGO – Al mattino il lavoro in parrocchia, al complesso di Santa Croce e a Cascina Saetta. Al pomeriggio le lezioni sulla criminalità organizzata e sugli ecoreati. «Ma chi te lo fa fare?», è la domanda che sorge spontanea ai 13 giovani che in questo afoso luglio, invece di andarsene al mare, hanno deciso di trascorrere una settimana al campo di volontariato organizzato a Bosco Marengo da Libera, l’associazione contro la mafia. Una versione laica della regola benedettina «Ora et labora», dove le preghiere sono sostituite dallo studio.
I ragazzi hanno tra i 14 e i 24 anni e provengono quasi tutti dal genovese. «Ma non perché tra i giovani dell’alessandrino manchino le “vocazioni” – scherza Giorgia Pagnacco, 24 anni, responsabile del progetto e tra le referenti di Libera per la zona di Tortona – Il principio è quello dello scambio: io ad esempio sono entrata in Libera nel 2013 con un campo di volontariato che frequentai in Veneto».
Ilaria Novara ha 14 anni e ha appena terminato l’esame di terza media. Eppure non si sente troppo piccola per discutere di temi che spesso sono tabù anche sui giornali, come le infiltrazioni mafiose nel Nord Italia. Arriva da Genova come Giulia Gambirasi ed Elena Caruso, entrambe diciassettenni che si sono conosciute tra le fila dell’Azione Cattolica. «Svolgiamo già attività di volontariato con la nostra parrocchia – dicono – ma volevamo aprirci a una nuova esperienza e l’associazione Libera ci ha dato questa possibilità».
Solo due i maschietti del gruppo, «ma è normale – afferma Giorgia Pagnacco – Le femmine forse maturano prima un certo tipo di sensibilità nei confronti di determinate tematiche. I maschi magari ci arrivano un po’ più tardi, ma anche il loro coinvolgimento sa essere forte. Quest’anno ad esempio abbiamo incontrato gli studenti di terza liceo per un progetto sugli ecoreati: quando hanno scoperto tutto quello che di marcio sta succedendo sul loro territorio hanno sgranato gli occhi».
A Cascina Saetta – in quella che fu casa del boss Rosario Caci, primo bene confiscato alla mafia in provincia di Alessandria – sono stati organizzati anche momenti di formazione come quello dell’altro ieri, quando si è svolta una tavola rotonda con i carabinieri del nucleo di tutela ambientale, il sostituto procuratore Riccardo Ghio e il presidente dell’Ordine degli avvocati Piero Monti.
«Tra questi ragazzi c’è un forte senso della giustizia – ha detto Giorgia Pagnacco – Coltiviamolo e creeremo le basi per costruire un Paese migliore».