Corsi fantasma per facchini, richiesto il rinvio a giudizio per tre soci della cooperativa
Corsi di formazione per facchini finanziati dallo Stato e mai tenuti. Si chiudono con la richiesta di rinvio a giudizio le indagini della procura della Repubblica di Alessandria sui corsi fantasma finanziati per 250 mila euro dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti alla cooperativa Bpb Service
Corsi di formazione per facchini finanziati dallo Stato e mai tenuti. Si chiudono con la richiesta di rinvio a giudizio le indagini della procura della Repubblica di Alessandria sui corsi fantasma finanziati per 250 mila euro dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti alla cooperativa Bpb Service
CRONACA – Corsi di formazione per facchini finanziati dallo Stato e mai tenuti. Si chiudono con la richiesta di rinvio a giudizio le indagini della procura della Repubblica di Alessandria sui “corsi fantasma” finanziati per 250 mila euro dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti alla cooperativa Bpb Service, che opera nell’interporto di Rivalta Scrivia. L’accusa è quella di truffa aggravata e falso.
Due degli indagati hanno già chiuso la vicenda giudiziaria con un patteggiamento a 12 mesi di condanna, con la condizionale. Si tratta di due dipendenti che, nella vicenda, hanno avuto un ruolo marginale. Per i tre soci fondatori della Bps (Nino Borsani, Stefano Pancamo e Sandro Basilio) potrebbe scattare il processo se il giudice per le indagini preliminari accoglierà la richiesta del pubblico ministero Andrea Zito.
I corsi mai avviati avrebbero dovuto tenersi tra ottobre 2012 e febbraio 2013, rivolti ai facchini della Bps. A tenerli avrebbe dovuto essere una ditta del tortonese, che però non risulta coinvolta nell’inchiesta. I fondi si sarebbero infatti fermati prima.
Ad imbattersi nelle fatture per il corso di formazione, non meglio specificato, erano stati gli agenti della Guardia di Finanza che hanno ascoltato i dipendenti iscritti per capire di cosa si trattasse. Nessuno aveva partecipato al corso. Le firme, però, sembra ci fossero, nel registro delle presenze, così come . E’ quindi scattata l’indagine che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati i soci fondatori e due dipendenti. A scopo preventivo il tribunale aveva disposto anche il sequestro preventivo di beni di proprietà della cooperativa per un importo equivalente alla cifra finanziata dallo Stato.