Gavi, Brachetto & C. Natale con meno bollicine ma con più brindisi
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G. P. - redazione@alessandrianews.it  
7 Gennaio 2018
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Gavi, Brachetto & C. Natale con meno bollicine ma con più brindisi

Brachetto boom, Gavi conferma il trend, Moscato salvato dal 'secco'. I vini della provincia di Alessandria sono stati protagonisti delle feste, grazie all'ottima qualità e al marketing capace di creare mode e indirizzare i consumi

Brachetto boom, Gavi conferma il trend, Moscato salvato dal 'secco'. I vini della provincia di Alessandria sono stati protagonisti delle feste, grazie all'ottima qualità e al marketing capace di creare mode e indirizzare i consumi

ECONOMIA – Nei calici per i brindisi e sulle tavole imbandite per i pranzi degli Italiani si è versato un po’ più di vino nostrano. Merito dell’alta qualità indiscussa – la provincia di Alessandria ha il maggior numero di doc e dogc – e di alcune novità nelle bottiglie, create per andare incontro ai gusti più moderni senza stravolgerne la tradizione.

Le vendite natalizie sono andate bene, insomma. Ancora presto per tracciare un bilancio preciso, ma non si può certo lamentare Italo Danielli, vice presidente CIA e presidente Consorzio Ovada docg: “Gelo e siccità hanno diminuito la produzione ed alzato i prezzi, nonostante ciò abbiamo assistito ad un ‘ritorno’ nelle cantine. La vendita diretta è andata bene: preferiamo spiegare alla gente cosa sta dietro ad una bottiglia”.

Con il 70% di prodotto esportato oltre confine il Gavi continua a vivere il suo periodo d’oro. Il Regno Unito ne richiede molto, grazie anche alla convincente azione di marketing che ha fatto del brand Gavi una moda da bere.

Seconda giovinezza per il Brachetto, che in questo Natale ha venduto mezzo milione di bottiglie in più rispetto al 2016 con un volume totale di oltre 4,8 milioni di bottiglie. Un buon + 10% che fa sperare nella ripresa il presidente del Consorzio, Paolo Ricagno, a tal punto da fargli affermare che il Brachetto può “Dire la sua accanto ai grandi vini e spumanti dolci del Piemonte”. Ma il futuro del vino acquese non sarà dolce. Sulla scorta dell’Asti secco si sta pensando ad una versione senza bollicine: l’Acqui dry, tipologia non dolce del rosato spumante.

I produttori di moscato sono tornati a sorridere e a sperare dopo anni di stagnazione, grazie appunto all’Asti secco, che in pochi mesi dal suo debutto ha già incontrato il favore del pubblico: l’obiettivo è arrivare a 10 milioni di bottiglie. Il primato del prosecco è ancora inarrivabile, ma Alessandro Bonelli è convinto che possa diventarne un buon concorrente, anche perché “L’Asti secco è più aromatizzato, profumato ma non stucchevole rispetto al prosecco, e si abbina a tutto pasto, fino al dolce”.

Il timorasso – derthona, riconosciuto come prodotto d’eccellenza per veri intenditori non ha deluso, rivolgendosi ad una clientela medio-alta: “Il trend è in aumento”, conferma il produttore Giacomo Boveri, “Il calo di resa del 40% di quest’anno si farà comunque sentire con l’imbottigliamento dei prossimi anni, ma si sono aperti mercati interessanti in Nord America”.

Meno entusiastiche le prime impressioni del responsabile vitivinicolo Coldiretti Valerio Scarrone, che segnala un ‘movimento’ di vendite e si dice comunque mediamente soddisfatto. “Nel Casalese la Barbera  ha avuto un buon riscontro. Anche il Grignolino si sta riprendendo, soprattutto sta conquistando un po’ di spazio all’estero”. Nel periodo dei brindisi avrà anche aiutato la versione Grignolino spumante, esclusiva di un paio di aziende di Vignale.

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