Licenziati con un cartello e accusati di violenza privata, in aula parlano i titolari dell’azienda
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Licenziati con un cartello e accusati di violenza privata, in aula parlano i titolari dell’azienda

Gli attivisti del Presidio permanente di Castelnuovo sono tornati a manifestare davanti al tribunale di Alessandria in occasione del processo contro i manifestanti accusati di violenza e tentativo di occupazione. I titolari dell'azienda: “il cartello fu affisso dopo il tentativo di occupazione”

Gli attivisti del Presidio permanente di Castelnuovo sono tornati a manifestare davanti al tribunale di Alessandria in occasione del processo contro i manifestanti accusati di violenza e tentativo di occupazione. I titolari dell'azienda: “il cartello fu affisso dopo il tentativo di occupazione”

CRONACA – Il cartello con scritto “Dal 17/8/2012 i marocchini dipendenti dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Lazzaro Mauro cessano l’attività presso la suddetta azienda e non lavorano più”! era stato stato affisso. Lo ha detto davanti al tribunale di Alessandria il titolare della Lazzaro, in occasione dell’udienza di mercoledì 28 febbraio. Diverse sono le versioni e soprattutto le tempistiche della Lazzaro rispetto a quelle fornite dai braccianti licenziati e dai manifestanti che sono accusati di essere entrati nella proprietà della famiglia Lazzaro ed avere usato violenza, dopo aver appreso del licenziamento tramite il cartello.
Nel procedimento in corso sotto accusa, infatti, ci sono i manifestanti e non i datori di lavoro, i quali sono soggetti ad altro procedimento giudiziario per maltrattamenti, estorsione, occupazione di mano d’opera irregolare.

Così i manifestanti ricostruivano la vicenda:

“I fatti risalgono al 22 giugno 2012, quando, quaranta braccianti marocchini occupati presso l’azienda Lazzaro decisero di scioperare per protestare per i mancati salari e le spaventose condizioni lavorative a cui erano sottoposti: 13 – 14 ore di lavoro al giorno, 7 giorni su 7, mai un riposo; stipendi ridotti all’osso (prima percepivano 5 euro all’ora, poi 4, poi, negli ultimi due anni, più nulla, solo qualche acconto); il vestiario e gli attrezzi da lavoro erano a loro carico; l’acqua da bere, durante le ore di calura estiva, era quella delle canaline d’irrigazione; quattro donne vivevano in cascina, mangiavano e dormivano in un’unica stanza, tra vestiti da lavoro, stivali ed attrezzi, in condizioni bestiali; insulti, derisioni, arroganza, utilizzo di nomignoli e soprannomi da parte dei padroni erano la norma; su una quarantina di lavoratori, ben tredici erano “in nero”. Inoltre, secondo le denunce dei lavoratori, risulta che gli stessi erano costretti a sborsare 2.500 euro per i rinnovi dei permessi di soggiorno.
Nasceva in quell’occasione un presidio di lavoratori e solidali ai bordi della statale, di fronte la cascina, un presidio durato fisicamente 74 giorni e poi sfociato nella costituzione del Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia.
Il 17 agosto 2012, tutti i lavoratori della Lazzaro venivano licenziati con un cartello affisso ad un palo della luce, di fronte al presidio, che recitava così: “Dal 17/8/2012 i marocchini dipendenti dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Lazzaro Mauro cessano l’attività presso la suddetta azienda e non lavorano più”!
Il giorno seguente, i lavoratori, accompagnati dal sindacalista, si presentano in azienda per chiedere spiegazioni. La risposta che ricevono è brutale: richiesta d’intervento della forza pubblica e denuncia per tutti quanti con i capi d’imputazione anzidetti”.

Ieri, in aula, è emersa la versione dei Lazzaro, ascoltati come testi dell’accusa. L’affissione del cartello, secondo quanto ricostruito, è avvenuta il giorno successivo al tentativo dei manifestanti di introdursi nella proprietà dell’azienda. Il “licenziamento” (in realtà i braccianti erano soggetti a contratto a chiamata, quindi non assunti) sarebbe stato determinato dalla revoca da parte dei supermercati del gruppo Bennet della commessa di fornitura alla Lazzaro. I manifestanti, secondo quanto riportato da Lazzaro, avrebbero infatti distribuito volantini davanti ai supermercati “denunciando” le condizioni di lavoro. La direzione Bennet, non gradendo il gesto, avrebbe quindi deciso di non rifornirsi più dall’azienda agricola di Castelnuovo.
Il processo proseguirà il 18 luglio quando saranno sentiti altri testimoni.

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