Rom e Sinti in provincia: quanti sono e dove vivono?
Matteo Salvini invoca un censimento della popolazione nomade in Italia, ma Rom e sinti sono davvero così numerosi? In provincia esiste un solo campo nomadi alla periferia di Tortona, "e non ha mai procurato particolari problemi, anche se esistono delle criticità" dichiara l'assessore comunale Lorenzo Bianchi
Matteo Salvini invoca un censimento della popolazione nomade in Italia, ma Rom e sinti sono davvero così numerosi? In provincia esiste un solo campo nomadi alla periferia di Tortona, "e non ha mai procurato particolari problemi, anche se esistono delle criticità" dichiara l'assessore comunale Lorenzo Bianchi
Lasciando da parte le polemiche sorte a livello nazionale e con la sola intenzione di fare un po’ di chiarezza abbiamo provato a tracciare un quadro più o meno affidabile delle comunità rom e sinti in regione e, più precisamente, nella nostra provincia. Prima di tutto, però, occorre distinguere tra nomadi rom e sinti, due diversi sottogruppi appartenenti all’etnia romanì ed entrambi presenti nel nostro Paese da centinaia di anni. Ciò che contraddistingue i rom dai sinti è da ricercarsi nelle antiche differenze culturali, geografiche e linguistiche. I rom provengono dell’Europa dell’est e in Italia si sono stabiliti soprattuto nel centro-sud. I sinti, invece, in passato popolavano l’Europa centro-settentrionale ed ora abitano principalmente le regioni del nord d’Italia.
Rom e Sinti in Piemonte
Dopo Lombardia e Lazio, il Piemonte è la terza regione in Italia per numero di comunità cosiddette nomadi, siano esse di etnia rom oppure sinti. I dati racccolti fanno riferimento ad una ricerca svolta per Ires Piemonte nel 2005, essendo trascorsi tredici anni le cifre vanno quindi lette con discreto beneficio di inventario.
Con le sue 2400 presenze Torino è la città che ospita più Rom e Sinti, tra stanziali residenti, stanziali precari e itineranti. In tutto il resto della provincia torinese si contano poco meno di 1000 unità. Alla provincia di Torino segue la ‘Granda’ cuneese con circa 550 unità (tutte di etnia sinti piemontese), sul terzo gradino del podio la provincia di Asti con poco meno di 400 persone dislocate nella periferia del capoluogo astigiano nei due campi di via Guerra (26 nuclei famigliari di sinti piemontesi e 23 di rom balcanici) e Località Vallarone (11 nuclei di sinti) e nel campo di San Damiano d’Asti (circa 80 persone di etnia sinti piemontese). Tirando le somme, in Piemonte vivono all’incirca 6500 persone di etnia rom e sinti, mentre in tutto il Paese se ne contano circa 160 mila. Poco più dello 0,2% dell’intera popolazione italiana, uno dei tassi più bassi d’Europa (in Francia, ad esempio, le comunità nomadi rappresentano lo 0,5% della popolazione, in Spagna l’1,7%).
In provincia
La provincia alessandrina è al quarto posto in regione per numero di Rom e Sinti. In realtà, la stragrande maggioranza dei nomadi alessandrini sono concentrati nel comune di Tortona, circa 130 sinti piemontesi popolano infatti il campo nomadi ubicato lungo la provinciale per Castelnuovo Scrivia. Ad Alessandria, invece, vivono e lavorano una sessantina di rom di origine balcanica residenti in abitazioni in muratura mono o plurifamigliari.
La comunità sinti è presente nel territorio tortonese “da tempo immemore”, come conferma l’assessore Lorenzo Bianchi, al quale nel gennaio scorso il sindaco Bardone ha affidato le deleghe, tra le altre, alla Sicurezza, alle Politiche della casa nonché a Decoro e Vivibilità Urbane. Secondo l’ultima verifica effettuata due anni fa dall’amministrazione comunale – “svolta in maniera del tutto serena e pacifica, quindi con un’impronta per nulla ‘salviniana’”, sottolinea con un po’ di ironia Lorenzo Bianchi – nel campo nomadi situato lungo la Strada Provinciale per Castelnuovo Scrivia risultano 126 residenti. Una realtà che, come spiega lo stesso assessore, “non viene percepita come una problematica particolarmente rilevante dal resto della cittadinanza. Gli sporadici episodi di microdelinquenza che abbiamo registrato negli anni rientrano in quella che si può in qualche modo considerare l’ordinaria amministrazione di qualunque realtà italiana”.
A quanto pare, però, a Tortona non sono tutti della stessa idea, soprattutto quando i giudizi vengono formulati sul piano politico. “L’impressione che ho – spiega Bianchi – è che molto spesso il campo nomadi e le persone che lo abitano vengano utilizzate in maniera poco onesta per rimarcare particolari emergenze che in realtà riguardano tutta la nostra comunità. Esistono certamente delle criticità che vanno affrontate ma che, al tempo stesso, se si valuta il problema con obiettività ci si rende conto di come in fondo non siano tanto diverse da quelle riscontrate in altre situazioni di particolare disagio. I sinti, anche per mille ragioni storico-culturali, sono però più additabili e soggetti a maggiori critche ed accuse”.
Ad ogni modo, ammette Bianchi, “sarebbe folle negare le criticità esistenti”; una su tutte la morosità di circa 170 mila euro per l’utenza dell’acqua, “una cifra davvero consistente dovuta a bollette molto risalenti nel tempo. Nel campo vi è un unico contatore intestato al Comune di Tortona ma nel frattempo abbiamo studiato un metodo per dividere la spesa di questa mega bolletta tra tutta la comunità sinti. Finora qualcuno ha dato il suo contributo, ma si tratta di un’assoluta minoranza. Ad ogni modo è nostra intenzione installare a breve i contatori in ogni singola abitazione”. Per quanto riguarda invece il livello di integrazione tra i sinti ed il resto della comunità tortonese pare che resti ancora molto da fare: “Diciamo che la comunità sinti che abita il campo è abbastanza chiusa e riservata, anche per questo motivo la comunità tortonese fa più fatica a rapportarsi con i sinti che non con cittadini di altre etnie. Posso comunque confermare che il campo nomadi non ha mai procurato particolari problemi. Nel corso degli ultimi decenni solo in pochissime occasioni sono state effettuate alcune retate salite agli onori delle cronache per la presenza nel campo di qualche ricercato, tra l’altro proveniente da fuori provincia, oppure di qualche spacciatore”.
Se certamente a Tortona non si può parlare di emergenza è anche vero che esistono problematiche che non sempre rendono semplice la convivenza tra la comunità sinti e il resto della cittadinanza. Secondo l’assessore Bianchi, però, “resta comunque sbagliato puntare eccessivamente il dito contro i sinti. Credo che la questione vada affrontata con più onestà ed equilibrio da parte di tutti, per il bene dei sinti così come per quello dell’intera comunità tortonese”. Onestà ed equilibrio, dopotutto due ingredienti senza i quali diventa praticamente impossibile innescare un vero processo di integrazione e scambio tra culture e tradizioni diverse.