Ribellarsi è giusto
Il disumano dilaga, oltre ogni limite sopportabile. Infiniti gli esempi possibili della fenomenologia dell'orrore. Ma qualche segnale positivo per la verità c'è stato
Il disumano dilaga, oltre ogni limite sopportabile. Infiniti gli esempi possibili della fenomenologia dell'orrore. Ma qualche segnale positivo per la verità c'è stato
E poi i razzi, i raid aerei, i cecchini a Gaza, sepolta dalle bombe israeliane. Le stragi in Yemen, in Siria, ovunque. Il dramma dei migranti. Le torture. Le stragi in mare. I porti chiusi. Il Piano ue sui profughi per spartirsi la quota di dolore, invece di ragionare e progettare un altro mondo possibile. Visegrad che avanza inesorabile…
Infine, la nostra povera Italia giallo-verde. L’odio e il rancore che inondano i social network e il quotidiano. Un ministro degli Interni senza più freni, che – che tra una battuta cretina sui “rosiconi di sinistra” e un affondo troglodita contro le famiglie omogenitoriali – questo clima di odio alimenta e capitalizza elettoralmente, schiacciando gli alleati del centrodestra e di governo, e volando nei sondaggi. Nel mirino sempre i più deboli, e in particolare i più deboli di tutti, la comunità Rom. La malsana idea del “censimento” e gli elogi alla capotreno razzista, tanto per dire. E gli spari derubricati a goliardia, le truffe pulp (gli “spaccaossa” di Palermo) e la strage dei braccianti, che per qualche giorno fa emergere dal silenzio la tragedia del caporalato, del nuovo schiavismo, dello sfrenato sfruttamento.
Il Capitale al lavoro, sempre e ovunque. Per nulla intimorito dalle retoriche sovraniste, che alimentano la guerra tra poveri, guardandosi bene dal mettere in discussione il vero problema del nostro tempo, ossia l’oscena disuguaglianza nella distribuzione delle ricchezze. Ovvio, dunque, che si santifichi Marchionne, capitano “coraggioso” di un capitalismo globale costruito sulla liquidazione progressiva – e bipartisan – dei diritti dei lavoratori.
Qualche segnale positivo per la verità c’è stato. Anche qui, esempi in ordine sparso. Le magliette rosse per l’accoglienza che hanno colorato un sabato di inizio luglio, e che hanno ricordato a tutti (tra i lazzi di una destra sempre più becera) che l’accoglienza è la base della civiltà. Oltre oceano, la vittoria alle presidenziali in Messico di Lòpez Obrador, che molte speranze sta suscitando in quel Paese piegato dalla corruzione e dalla malavita. La condanna della Monsanto per l’abuso del glisofato. E poco altro.
Appunto, troppo poco. Bisogna reagire in modo più vigoroso alla barbarie che avanza. Basta arretrare. Non più solo resistenza. Se non agiamo in fretta, potrebbe essere troppo tardi. Moltissime sono le persone che sanno ancora opporsi al disumano. Che sono solidali, accoglienti, capaci di bontà ed empatia. E che giustamente lo rivendicano. E non si illudano gli “odiatori” seriali, i cinici, i “cattivisti” di ogni ordine e grado. “Buono” non vuol dire ingenuo o imbelle. Per essere incisivi, però, occorre organizzarsi, imparare a rispondere colpo su colpo, con i nostri valori e i nostri ideali.
Denunciamo Salvini per istigazione all’odio razziale. Contrastiamo il razzismo ovunque, nelle strade e sui social network. Facciamo rete. Proviamo a cambiare il clima che si respira nel Paese, e a “riorientare” la prospettiva. Facciamo in modo che chi sta in basso inizi a sollevare uno sguardo ribelle verso l’alto, piuttosto che riversare rancore verso chi si trova ancora più giù. Riapriamo uno spazio per la politica e riattiviamo il conflitto. Quello “giusto”, però, quello verticale che muove, appunto, dal basso verso l’alto, dagli espropriati agli espropriatori, dagli sfruttati agli sfruttatori. Questo mondo capovolto non può durare. E allora lo dobbiamo rovesciare! On a raison de se révolter, scriveva Jean-Paul Sartre a metà degli anni Settanta. Credo che mai come oggi sia necessario ribellarsi al (dis)ordine costituito. E allora, anche ad agosto, buon lavoro e buona lotta, care compagne e compagni!