Peterloo
Mike Leigh racconta con lucido realismo non soltanto il tragico evento nella sua inarrestabile progressione, ma anche e soprattutto lo snodarsi dei fatti, delle diatribe politiche, degli scontri e delle scaramucce parlamentari come dei contrasti tra alto e basso, tra governo e popolo, che hanno dato origine alla lunghissima marcia democratica per la conquista dei diritti civili
Mike Leigh racconta con lucido realismo non soltanto il tragico evento nella sua inarrestabile progressione, ma anche e soprattutto lo snodarsi dei fatti, delle diatribe politiche, degli scontri e delle scaramucce parlamentari come dei contrasti tra alto e basso, tra governo e popolo, che hanno dato origine alla lunghissima marcia democratica per la conquista dei diritti civili
Ma che cosa è successo realmente il 16 agosto 1819, a St. Peter’s Field, vicino Manchester? Ce lo racconta la cronaca e ne fornisce una ricostruzione epica, grandiosa e potentemente drammatica lo stesso Leigh, in 154 minuti di grande cinema. Quel giorno funesto la pacifica manifestazione di una folta schiera (oltre sessantamila persone) di manifestanti, soprattutto operai, per il suffragio universale e il pieno diritto di rappresentanza popolare in Parlamento venne repressa in un bagno di sangue dalla cavalleria, per timore da parte del governo che rappresentasse l’inizio di una rivoluzione. Morirono quindici persone, tra le quali un bambino, e più di seicento vennero ferite.
La reazione emotiva e l’eco del massacro furono enormi in tutta l’Inghilterra, amplificati dalla stampa, dal momento che quel 16 agosto – oltre all’oratore radicale Henry Hunt (nel film di Leigh interpretato da Rory Kinnear) e agli organizzatori, l’Unione Patriottica di Manchester e la testata progressista Manchester Observer – vennero arrestati anche i rappresentanti di altri giornali, fra cui il conservatore Times di Londra.
Il regista racconta con lucido realismo non soltanto il tragico evento nella sua inarrestabile progressione, ma anche e soprattutto lo snodarsi dei fatti, delle diatribe politiche, degli scontri e delle scaramucce parlamentari come dei contrasti tra alto e basso, tra governo e popolo, che hanno dato origine alla lunghissima marcia democratica per la conquista dei diritti civili. Quasi cento anni più tardi, nel 1918, sarebbe stato introdotto nel Regno Unito il suffragio universale maschile e femminile (solo per le donne oltre i trent’anni) e il 1921 avrebbe salutato la nascita del quotidiano indipendente The Guardian, con sede a Manchester.
L’Inghilterra del 1819 descritta da Leigh, invece, è un paese preda di carestie, disoccupazione e fame, ridotto allo stremo dalla fine delle guerre napoleoniche e dall’introduzione di severe tasse sull’importazione di derrate agricole, le Corn Law, leggi sul grano promosse con le migliori intenzioni, ma capaci solo di condurre a un peggioramento delle condizioni di vita.
Come rievoca lo stesso Mike Leigh, la preparazione del film è stata “non convenzionale”, sintesi di “documentazione, preparazione, creatività e immaginazione”: dalla raccolta di documenti originali e verbali dell’epoca alla preparazione (durata sei mesi) con gli attori “per riuscire a creare i personaggi, sulla base degli elementi che ho selezionato per individuarli”, dall’improvvisazione sul set alla scrittura della sceneggiatura.
Le riprese vere e proprie sono durate sedici settimane, cinque soltanto per la scena finale del massacro di Peterloo, per cui – sottolinea il regista – “è stato necessario fare un grande lavoro di creazione: abbiamo subito concordato che non avremmo usato nessuna ripresa aerea»; un’esperta di storia «ha lavorato con le comparse del giorno del massacro, spiegandogli perfettamente il contesto in cui avrebbero dovuto agire, in modo tale che fossero tutti consapevoli dei loro ruoli”.
È notevole il rigore della ricostruzione storica messa in atto da Leigh (così come la dimensione emotiva in cui ci fa entrare, in modo particolare, la scena conclusiva, il punto più alto dell’eccidio, nel suo violento dinamismo e, insieme, entro una plasticità pittorica assoluta, al di fuori del tempo), coadiuvata dall’uso dell’illuminazione, che con le sue tonalità, a tratti calde, a tratti smorzate, restituisce realismo al quadro.
Mike Leigh ragiona e si interroga su cosa sia il processo democratico, sulle sue origini, sviluppi e possibili aberrazioni, descrivendo i limiti comunicativi di una classe dirigente ottusa e sofferente di ignavia (il principe reggente e futuro re Giorgio IV), di un ceto di proprietari terrieri egoisti e prevaricatori, di un popolo non abbastanza istruito per combattere al meglio le proprie battaglie. In una società così profondamente solcata da conflitti e lotte intestine, Leigh non sottovaluta l’importanza, per la costruzione di una comunità autenticamente democratica, di un giornalismo attento, impegnato e consapevole delle norme che sono a fondamento del diritto di cronaca e del vivere civile.
“Certo si poteva fare un film sul giorno della strage di Peterloo, ma avrebbe avuto scarso significato a mio modo di vedere”, conclude Leigh, che nei giorni scorsi ha presentato Peterloo alla Casa del Cinema di Roma. “Se si vuol far coinvolgere lo spettatore, fargli comprendere tutte le dinamiche in atto che hanno portato a quel tragico evento, era necessario mostrargli tutti gli aspetti, per fargli capire questo capitolo della nostra storia… Il nostro obiettivo era mettervi in condizioni di riflettere, su quello che comporta la democrazia, su che cos’è e su cosa ciascuno di noi può fare per preservarla”.
Regia: Mike Leigh
Sceneggiatura: Mike Leigh
Fotografia: Dick Pope
Montaggio: Jon Gregory
Musica: Gary Yershon
Cast: Tom Meredith, Simona Bitmate, Rory Kinnear, Rachel Finnegan, Pearce Quigley, Maxine Peake, David Moorst
Produzione: Lipsync, Film 4, BFI, Amazon Studios, Thin Man Films (Geogina Lowe)
Distribuzione: Academy Two