Psicosi Coronavirus: Tortona è divisa a metà
Regge chi ha una clientela consolidata, più difficile confermarsi per i negozi nuovi: denunciati anche alcuni episodi di razzismo
TORTONA – L’effetto del ‘Coronavirus’ a Tortona colpisce trasversalmente le attività gestite da personale di origine asiatica: purtroppo oltre alle testimonianze in termini di clienti si segnalano anche casi di razzismo ingiustificato ai quali però fortunatamente la maggioranza degli italiani reagisce con distacco e condanna.
Dal negozio da parrucchiere nella centralissima via Emilia arrivano segnali positivi: “Non abbiamo avuto un calo dei clienti: sono anni che lavoriamo qui a Tortona, la gente ci conosce e si fida di noi.” Sensazione peraltro confermata anche da un cliente che ha appena portato il figlio a far accorciare i capelli e che mi conferma: “Bisogna proprio essere ignoranti per farsi influenzare da queste cose, io non ci ho pensato un momento e sono venuto come tutte le altre volte.”
Presso il ristorante Fujiyama, però, l’atmosfera è purtroppo ben diversa: “Da inizio settimana abbiamo segnalato un calo anche dell’ottanta per cento della clientela. Purtroppo la gente non si fida e non capisce che nonostante proponiamo un menù giapponese tutte le materie prime le compriamo qui e le poche che arrivano dalla Cina sono comunque soggette a controlli strettissimi alla dogana. E’ un sentore generalizzato parlando con i colleghi, stiamo perdendo molti incassi ma una domanda mi viene: se fosse scoppiato qui il focolaio dell’epidemia ci avrebbero capiti quando avremmo chiesto di essere rimpatriati in Cina al più presto?”
Il ristorante cinese Drago è uno dei più vecchi di Tortona e forse dell’intera provincia, forte dei suoi trent’anni di attività: la titolare Ai Yu con orgoglio comunica che non hanno sofferto per la psicosi del Coronavirus: “La nostra ormai è una clientela consolidata che sa che siamo tutti qui in Italia da anni e che per gli acquisti ci riforniamo dall’Esselunga qui a fianco o comunque da fornitori italiani. Non abbiamo avuto nessun calo particolare in questa settimana e di questo andiamo molto fieri perché significa che abbiamo fatto un buon lavoro nel costruirci la clientela in passato e ora ne godiamo i frutti.”
In crollo invece le presenze presso un centro massaggi: “Non viene più nessuno, e non riesco a capire perché – dichiara la titolare – vivo in Italia da anni, non sono più tornata in Cina e non ho avuto nessun contatto che avrebbe potuto avere qualcosa a che fare con il Coronavirus. Purtroppo però l’affitto è comunque da pagare e questo per noi sarà un mese molto difficile.”
Al mercato del sabato gli ambulanti fanno notare come ci siano molti posti vuoti: “Il 25 gennaio è stato il capodanno cinese e tutti quelli che erano rientrati in patria ora non possono più lasciarla per tornare al lavoro; chi ha un negozio fisso ha lasciato qui la un turno di lavoratori a rotazione ma le bancarelle non hanno questo tipo di ricambio. E’ un problema per loro perché perdono sicuramente soldi ma in generale per l’immagine che diamo del mercato che non può permettersi tutti questi spazi inutilizzati in questo periodo dell’anno.”