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    Corona
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    Alberto Marello  
    6 Marzo 2020
    ore
    08:00 Logo Newsguard
    Il fondo

    Corona Caos

    E' giunto il momento della serietà, della preparazione, della responsabilità

    ALESSANDRIA – C’è un particolare che più di altri racconta l’anima perversa e contraddittoria di queste interminabili ore di coronavirus. Un singolo dettaglio: le mascherine.

    Quelle che sono sparite dagli scaffali delle farmacie; quelle che sono state rubate dai magazzini degli ospedali della nostra provincia; quelle che in passato ci hanno fatto sorridere quando celavano il volto di un orientale; le stesse che abbiamo visto in televisione o sui social e che oggi, invece, sono il metro della nostra crescente ansia per una situazione che è nuova. E per la quale non siamo preparati.

    Le mascherine, prima a Tortona poi a Novi. Nelle due città dove sono stati chiusi gli ospedali, mercoledì, abbiamo assistito a una sceneggiata che, più di ogni altro aspetto irrazionale di questa faccenda, racconta l’impreparazione delle istituzioni declinata attraverso le forze dell’ordine e tutti noi. Da una parte i curiosi, accalcati a volto scoperto per assistere alla stesura delle fettuccine bianco-rosse davanti agli ingressi dei nosocomi, dall’altra, invece, gli uomini e le donne dei carabinieri, della polizia locale, della protezione civile e delle organizzazioni sanitarie con il volto coperto da ogni genere di mascherina. Con il filtro e senza il filtro: FFP2, FFP3 (le più indicate); in TNT (le inutili antipolvere in ‘tessuto non tessuto’) e, in alcuni casi, addirittura lo scaldacollo…

    Eccola la nostra superficiale impreparazione, così pretenziosa da essere certa di placare le paure più profonde di un contagio serio con la farsa dei giochi di ruolo; così ottusa da non rendersi conto che è giunto il momento della serietà, della preparazione, della responsabilità. In questi ultimi giorni ci saremmo aspettati una presenza istituzionale coraggiosa, costante e competente. Pronta ad aiutarci a capire.

    E invece ci siamo scontrati con un muro fatto di silenzi e di costanti “non confermiamo”, diventati il mantra dell’Unità di crisi del Piemonte e, tra gli altri, anche della Prefettura di Alessandria, emanazione diretta del Governo sul territorio, dalla quale non abbiamo ricevuto segni di vita (qualcuno magari controlli che il virus non abbia colpito anche a Palazzo…).

    La comunicazione istituzionale, dunque, fino a qui, non ha funzionato. Senza la possibilità di divulgare correttamente numeri, luoghi e fatti, si finisce per alimentare le dicerie, il caos e l’epidemia, non del virus ma della paura che, forse, è anche peggio. E per quella non c’è nessuna mascherina che possa funzionare.

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