Il sorriso delle polpette di cavolfiore
POLPETTE DI CAVOLFIORE SORRIDENTI
Le polpette, come vi ho già raccontato, sono un grande classico della tradizione Italiana, il primo che ne parlò fu il Maestro Martino, cuoco dell’allora Cameralengo patriarca di Aquileia che le citò, nel XV secolo, all’interno del Libro de Arte Coquinaria, lo succedette l’Artusi ne La Scienza in Cucina e l’Arte di mangiar bene del 1891 e, come tutti i piatti poveri, della nostra penisola ha preso connotazioni regionali e cittadine radicandosi nella nostra cultura. Le polpette esistono in tutto il mondo, dall’Afganistan all’Austria, dal Belgio alla Cina e dalla Grecia all’Indonesia, ognuna di questa ha una forma più o meno tondeggiante, talvolta è molto grande e ripiena altre piccolissime e servite con marmellate e cetrioli. Il fil rouge di tutte queste pietanze è il recupero, teso a ridurre gli sprechi in cucina e, anzi, a renderli un grande piatto.
Le polpette di cui vi parlo oggi però non racconteranno della mia famiglia e non sono un piatto della mia nonna, tantomeno si tratta di un piatto della tradizione piemontese, le mie polpette sorridenti partono anch’esse dall’arte del recupero ma vogliono anche essere un contenitore sorridente di verdure nutrienti per i vostri bimbi. Sappiamo che ci sono delle verdure che non vanno proprio giù ai nostri piccoli ma è importante che le mangino, in quanto costituiscono un elemento basilare per la loro alimentazione, ed allora cuciniamole con loro, insegniamo loro ad apprezzarle giocando e non facciamo si che siano un obbligo. Leggiamo la favola, allacciamo i grembiulini e andiamo in cucina!!!
LA FAVOLA
Ai margini di un bosco di castagni ed abeti, delimitato da un piccolo ruscello che scorre tranquillo verso il mare c’è un praticello incolto dove in primavera cresce rigogliosa l’erba medica insieme ad una grande varietà di fiori e piante commestibili.
C’è il tarassaco con i suoi fiori e foglie commestibili, il papavero con le sue corolle rosse, la senape selvatica con uno stelo lungo ricoperto da fiorellini color oro, l’aglio orsino con le campanelle bianche ed il suo gusto intenso e poi ranuncoli, primule, soffioni, e violette.
All’ombra dell’erba e di queste piante trovano riparo diversi animaletti.
Tra questi, c’è una famiglia di leprotti: papà Rino, mamma Ghita ed i loro 4 piccoli Tea, Gea, Leo e Meo che ben protetti dall’erba, ben nutriti da foglie e radici ed al sicuro dai predatori passano il tempo a coccolarsi e a giocare ricorrendosi. Un giorno il leprotto che abita vicino a loro dice a Meo (il più vivace): “Venendo qui ho visto un immenso campo di cavolfiori. Io mi sono stufato di mangiare sempre erba e radici, vieni con me e vedrai che scorpacciata ne faremo!” Meo senza dire niente alla sua famiglia scappa con il suo amico e a grandi balzi arrivano al campo.
Vedono tante foglie verdi e guardando bene trovano dei bellissimi cavolfiori bianchi e profumati.
Iniziarono a sgranocchiarli allegramente quando una grossa volpe iniziò a gridare: “Via, via, andate a casa vostra, altrimenti vi mangio, questa è la dispensa della mia famiglia!”.
Meo ed il suo amico scapparono veloci e spaventati decisero di ritornare verso casa.
Correndo Meo però mise un piede su un riccio che si nascondeva tra le foglie. “Ohi Ohi, grida, ho gli aculei in un piede”. Il suo amico glieli tolse piano piano e ricominciarono a correre verso casa. La fuga proseguì ma vennero fermati da un tasso infuriato con una famiglia di topi che l’avevano appena sfrattato dalla sua tana e non riuscendo a prendersela con loro cominciò ad inveire contro i leprotti che correvano a tutta velocità, lo dribblarono e con il cuore in gola continuarono a scappare. Con un grande balzo finalmente saltarono il ruscello e a fatica arrivarono a casa dalle loro famiglie impauriti ma ormai al sicuro.
Questa bravata fece loro capire che quando i genitori si raccomandano di stare a casa è perché fuori c’è qualche pericolo che senza l’amore e la protezione della famiglia è difficile da affrontare.
I genitori presero con amore il figlio andarono nel campo dietro casa e gli mostrarono una distesa di cavolfiori spiegandogli che quando desidera qualcosa, prima di cercarla altrove, è sufficiente chiedere alle persone adulte che sicuramente troveranno un modo più sicuro per poter esaudire il loro desiderio. Così mamma Ghita e papà Rino per festeggiare il figlio tornato incolume dalla brutta esperienza gli prepararono una montagna di polpette di cavolfiore per cena.
RICETTA
Difficoltà: bassa
Porzioni:4
Tempo di preparazione: 25 min
Tempo di cottura: 20 min
Ingredienti:
· 400 gr Cavolfiori bolliti
· 100 grFormaggio grattugiato
· 100 gr di patate lesse
· Qnd Pangrattato
· 1 Uovo
· 50 gr di Piselli gelo
· 1 zucchina per fare la bocca
· Sale
Preparazione
In una ciotola capiente mettere i cavolfiori precedentemente bolliti in acqua e sale, le patate bollite e con uno schiaccino (attrezzo che serve a schiacciare le patate) schiacciare il tutto formando una crema densa.
Aggiungere un uovo, il parmigiano grattugiato ed un pugno di pan grattato. Salare ed impastare bene fin che l’impatto non sarà privo di grumi (se per caso l’impatto risulta troppo morbido aggiungere ancora mezzo pugno di pangrattato).
Adesso prendere delle noci di impasto e con le mani fare delle polpette rotonde, passarle nel pangrattato e adagiarle su una teglia oleata.
Adesso tagliare a metà per il lungo la zucchina e successivamente a fette formando delle mezzelune.
Adesso mettere due piselli ogni polpetta facendo gli occhietti e la zucchina per fare la bocca molto sorridente
Cuocere in forno a 180 gradi per 20 minuti (o se preferite friggetele in olio di semi) e servitele in tavola.
Leggere, gustosissime e piene di vitamine che le verdure possono dare ad ogni uno di noi.
LA SOMMELIER Stefania Bobbio CONSIGLIA
Le polpette di cavolfiore sono un piatto semplice e gustoso, vegetariano e colorato che farà divertire i nostri bambini ma convincerà anche i palati più adulti ed allora abbiniamolo ad un vino che possa essere un buon compagno di assaggio.
Il questo caso propongo un Riesling, vitigno che raggiunge eccellenti risultati fuori dalla nostra penisola principalmente in Germania ed Alsazia ed il suo nome significa “la radice che cresce sulla pietra” e proprio il terreno che “sceglie” il Riesling per crescere che ne determina già a priori le caratteristiche gusto-olfattive che avrà poi il vino.
La mineralità che la vite assorbe dalla roccia si tramuta in una splendida sapidità per il palato che determina quindi una salivazione limacciosa e filante.
Anche in Piemonte abbiamo alcuni ottimi esempi di Riesling e, come ho detto, il fatto determinante è il terroir e l’esposizione pedoclimatica della vigna. Vi parlerò genericamente di Langhe Riesling Doc, ma non dimenticate di dare un’occhiata al luogo in cui le uve crescono prima di acquistarlo perché sarà quello il fattore più determinante nel compiere l’acquisto migliore.
Il Langhe Riesling è un vino a base di Riesling Italico, dal colore giallo paglierino leggero, al naso profumi di agrumi e fiori in evoluzione ed una delicata nota minerale, al palato è preciso e definito, conferma i sentori percepiti al naso e note eteree di graffite e selce che inducono una grande salivazione come il vitigno vuole.
Perché abbinare un riesling con le polpette di cavolfiore? Semplice!
Queste polpette non hanno sugo, sono composte principalmente da verdure, parmigiano, pangrattato e uovo, inoltre sono cotte in forno e ciò le rende di per sè un piatto asciutto che necessita di un vino che crei salivazione ed inviti ad un successivo boccone per questo la succulenza creata dal Riesling darà il giusto contributo al piatto rendendolo equilibrato e piacevole.