Bertram, quarantena non ferma Ramondino
Positivo al Covid il coach si gode le nove vittorie in fila. Ma lavora per migliorare staff, mentalità e gioco
TORTONA – Guidare la squadra capolista dell’A2 dalla quarantena. A distanza. E’ quello che sta succedendo al coach della Bertram Derthona Marco Ramondino, da dieci giorni positivo al Covid-19 e, per questo, confinato nel suo appartamento a Casale Monferrato. Eppure la sua squadra si sta mostrando mentalmente più forte anche di questa emergenza. Due vittorie (Verona e Mantova) nelle due gare giocate con la coppia Vanni Talpo – Gianmarco Di Matteo in panchina. Segno che lo staff tecnico funziona e che il gruppo ha identità e valori.
Marco Ramondino è risultato positivo al Covid-19 il giorno di Natale durante uno dei tamponi previsti dal protocollo. Da quel momento l’autoisolamento da asintomatico, in attesa del tampone negativo. Le sue condizioni di salute sono eccellenti.
Come stai?
“Bene, bene. Ma la cosa importante è che la squadra stia bene…”.
Come riesci a seguire il lavoro a distanza?
“Devo mantenere, per quanto possibile, la routine del lavoro: nell’analisi video, nel rapporto con gli assistenti, cercando di incoraggiare l’autonomia dei singoli nelle loro aree di competenza, come del resto ho sempre fatto. Sono assente in questo momento, ma questo non mi esonera dalla responsabilità del mio ruolo”.
Lo staff tecnico sta funzionando in questa situazione di emergenza.
“Sì, ma è un lavoro che abbiamo iniziato da tempo. In questi due anni ci siamo impegnati tanto per migliorare il livello della struttura. Le organizzazioni di livello funzionano se sono preparate all’arrivo del problema, non pensano a come affrontarlo quando si presenta. E’ essenziale definire degli ambiti di lavoro per questi professionisti, insistendo sullo sviluppo della squadra ma anche dello staff. Non siamo dove vorremo essere idealmente, ma è un processo lungo”.
Le organizzazioni di livello funzionano se sono preparate all’arrivo del problema, non pensano a come affrontarlo quando si presenta
In che direzione deve essere sviluppato lo staff?
“Il lavoro di staff va affinato per continuare a migliorare. Come dico sempre, dobbiamo avere un livello di esigenza verso noi stessi maggiore rispetto a quello che abbiamo verso i giocatori. Abbiamo la fortuna di poter programmare e di pensare alle soluzioni in anticipo, mentre un giocatore si trova a dover affrontare i problemi in campo”.
La squadra ha reagito molto bene a questo momento difficile.
“E’ un ottimo gruppo e poi ci sono dei giocatori che aiutano il lavoro nostro, come ad esempio Sanders e Tavernelli”.
Per un allenatore come te, che vive la partita in modo intenso, quanto è difficile stare a casa e guardare da uno schermo la squadra?
“Difficile… Ti arrabbi, ovviamente. Ci sono momenti che ti viene voglia di urlare allo schermo. Tra l’altro io seguo la partita in una stanza e mia moglie in un’altra e siccome spesso c’è un ritardo nel segnale dello streaming, senti dall’altra parte che è successa una cosa e tu ancora non l’hai vista…”.
Roberto Mancini, allenatore della Nazionale di calcio, positivo al Covid ha scelto di stare in contatto costante con la sua panchina durante le partite. Avete pensato a questa soluzione?
“No. Intanto sono sport diversi perché l’impatto dell’indicazione che puoi dare ad un giocatore nel basket ha un effetto più immediato sul gioco rispetto al calcio. E po,i oggi, Vanni Talpo e Gianmarco Di Matteo si stanno assumendo grosse responsabilità e hanno un certo livello di pressione che si stanno auto imponendo e che arriva loro dall’esterno: mettere delle cose nell’orecchio di uno che è già sotto pressione non credo che lo aiuti. L’ultima cosa che devono fare è scimmiottare l’allenatore che non c’è, perché i giocatori se ne accorgono”.
Quindi niente “auricolari”, ma come vi organizzate per lavorare a distanza?
“Lavoriamo costantemente: nella preparazione alla partita, nelle indicazioni sul programma da svolgere in settimana e sui messaggi da passare. Registriamo anche gli allenamenti. Vanni e Gianmarco sono da tempo inseriti in un sistema che stanno provando a portare avanti. In questo momento è molto positivo che, detto tra virgolette, sfruttino la credibilità che si sono costruiti in questi mesi con i giocatori”.
Finora la squadra ha avuto risultati impeccabili.
“Siamo molto contenti. La squadra ci dà segnali di compattezza, di coesione e di condivisione delle responsabilità che idealmente vogliamo sempre avere. Per il resto è molto importante che continuiamo a lavorare per migliorare. Vincere non è la conferma che tutto funziona e il grosso salto di qualità i gruppi lo fanno quando cercano di migliorarsi al di là dei risultati. Non deve essere una sconfitta a spingerti a migliorare, vincere dà la serenità di valutare il lavoro senza la pressione del risultato. Questa è la mentalità che stiamo portando avanti dall’inizio dell’anno”.
Vincere non è la conferma che tutto funziona e il grosso salto di qualità i gruppi lo fanno quando cercano di migliorarsi al di là dei risultati
Che sensazione ti danno le nove vittorie consecutive?
“Sono molto contento, ovviamente, ma so che non finiremo la stagione imbattuti… Noi dobbiamo lavorare sul nostro gioco per migliorare. Ogni giorno. I giocatori lo capiscono e abbracciano questa mentalità. Poi sicuramente faremo qualche passetto indietro perché l’apprendimento non è sempre una linea retta”.
Nella stagione 2017/2018, quella della finale, dieci vittorie in fila con Casale. Pensi a battere questo record?
“Ci penso tutti i giorni… (scherza, ndr). Ma no, le cose individuali in questo sport non hanno senso. Credo che il focus debba essere su quello che possiamo controllare. Domani si torna in palestra, si fa riunione video, si analizza ciò che a Mantova abbiamo fatto bene e ciò che, invece, abbiamo fatto male”.