E’ allarme Popillia: vigneti a rischio
Per ora le segnalazioni sono sporadiche, ma in breve tempo potrebbe diventare un problema
TORTONA – «Le prime segnalazioni nella nostra zona risalgono allo scorso anno ma erano irrisorie; ora restano segnalazioni singole ma il fatto che stiano aumentando sia come numero che come frequenza indica che l’insetto sta iniziando a insediarsi». A parlare è Stefano Bergaglio, Ceo di Anadiag Italia che lancia un appello alle istituzioni affinché sensibilizzino la popolazione e prendano sinceramente in considerazione le misure di contenimento della Popillia Japonica nel tortonese.
Le prime apparizioni sono avvenute nel 2014 nella zona del parco del Ticino nord intorno a Malpensa dove ha fatto gravi danni: con una media di spostamento di dieci chilometri all’anno è scesa prima a Vigevano e si è avvicinata alla nostra zona invadendo la Lomellina dove negli ultimi 3-4 anni è diventata un problema serio e già la scorsa estate i primi individui avevano varcato il ‘confine’ del Po. Adesso le segnalazioni non sono solo più principalmente a Sale, ma iniziano a vedersi anche nelle colline tortonesi.
«Il problema della Popillia Japonica – continua Bergaglio – è che è un insetto polifago, ovvero mangia di tutto anche se predilige alcune piante come la vite per cui può essere molto dannoso per le nostre colline e la loro economia visto anche che ha una velocità di moltiplicazione molto elevata. A oggi non ci sono danni importanti nelle coltivazioni del tortonese ma le proiezioni future per il prossimo anno mostrano che potrebbe essere un problema grave: sappiamo che è difficile arginare questo insetto ma è necessario predisporre un piano di contenimento e soprattutto creare consapevolezza anche a livello istituzionale sul rischio potenziale che stiamo correndo».
La Popillia Japonica mangia anche altre piante come il mais, la soia e tutte le ornamentali come le rose, le betulle, i noccioli: scheletrizza le foglie lasciando solo le nervature e l’albero di conseguenza soffre seriamente perché non può più svolgere attività fotosintetica. «Non è un pericolo solo per le coltivazioni ma anche per i giardini – chiosa Bergaglio, già presidente del consorzio Colli Tortonesi – Se le regioni possono fare catture massali con feromoni o sterminarle con trappole ad insetticidi, per i privati l’unica soluzione è raccogliere le piccole popolazioni e ucciderle gettandole in un secchio di acqua e sapone. Se le popolazioni iniziano a diventare importanti è tutto molto più difficile e l’unica soluzione proponibile è l’uso del piretro naturale per i comuni cittadini e i piretroidi sintetici per gli utilizzatori professionali».