Ripresa la produzione di cC6O4. Il M5S: “Ora Arpa deve chiarire i controlli fatti”
Presentata un'interrogazione a risposta immediata in Regione
TORINO – Ripresa della produzione del cC6O4 nell’impianto Algoflon dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo. Sono stati realizzati e certificati tutti gli interventi previsti per garantire l’assoluta tenuta degli impianti e l’eliminazione delle perdite? Il capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione, Sean Sacco, ha presentato questa mattina a Palazzo Lascaris un’interrogazione a risposta immediata.
Il quesito che chiama in causa la Giunta regionale è semplice: il M5S vuole sapere se ARPA abbia rilasciato specifica valutazione tecnica in merito all’effettiva risoluzione delle problematiche che hanno portato in passato alla perdita di cC6O4 (come richiesto dalla della prescrizione n.1 – dell’AIA DDAP2 – 155 – 2021), ovvero se sia stata certificata l’avvenuta realizzazione di tutti gli interventi programmati a garanzia dell’assoluta tenuta della rete idrica e l’eliminazione delle perdite dovute non solo a tubazioni ma anche ad emissioni diffuse, quale condito sine qua non per la ripresa della produzione del cC6O4.
La richiesta espone un dettagliato excursus dell’iter che ha portato la Provincia a dare l’ok alla ripresa (seppur parziale) della produzione.
Un “sì” che arriva, peraltro, come il nostro giornale ha pubblicato nelle scorse edizioni, senza che nessuno conosca ancora i risultati delle analisi effettuate in questi mesi, ad esempio in falda.
La cronaca degli eventi presentati dal M5S
“Il 26 febbraio 2021, la Provincia di Alessandria ha autorizzato la modifica sostanziale dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’estensione della produzione e uso del cC6O4, presentata da Solvay Specialty Polymers Italy S.p.A..
Il quadro prescrittivo – scrive il M5S – prevede che la produzione possa partire solo alla completa esecuzione e certificazione da parte dell’ARPA degli interventi previsti per garantire l’assoluta tenuta della rete idrica e l’eliminazione delle perdite non solo a tubazione ma anche ad emissioni diffuse.
La prescrizione numero 1) infatti prevede che: “Deve essere garantita la assoluta tenuta della rete idrica e l’eliminazione delle perdite dovute non solo a tubazioni ma anche ad emissioni diffuse. La Società ha presentato un piano di eliminazione molto esteso che la conferenza si è impegnata a controllare e verificare. Pertanto fino alla completa esecuzione degli interventi previsti non potrà essere effettuata la produzione di cC6O4. La ditta dovrà certificare l’avvenuta realizzazione di tutti gli interventi programmati, con una relazione di collaudo/regolare esecuzione da trasmettere alla Provincia, Comune, ARPA e ASL, suddivisi per singole aree di intervento. A seguito di tale trasmissione prima dell’avvio della produzione di quanto richiesto, ARPA dovrà rilasciare specifica valutazione tecnica in merito all’effettiva risoluzione delle problematiche che hanno portato in
passato alla perdita di cC6O4, in qualità di autorità di controllo.”
Tale prescrizione, continua nella richiesta, nasce dai risultati dei monitoraggi effettuati da ARPA dal 2019, in cui viene
evidenziata una forte presenza di cC6O4, nonché di altri PFAS, in alcune aree interne dello stabilimento e in concentrazioni variabili nelle aree esterne. Nel Bormida sono stati monitorati picchi fino a 45,6 μg/l (quando i limiti per altri PFAS sono fissati tra lo 0,1 e lo 0,5 μg/l). Nel 2020 è stata riscontrata la presenza di PFBA, PFPeA, PFOA e cC6O4 in diversi punti di prelievo
dell’acquedotto comunale di Montecastello (AL) per il quale è scattata la chiusura dopo alcuni
mesi in cui la popolazione è stata esposta.
Durante le conferenze servizi per il rinnovo dell’AIA per Estensione della produzione e uso del cC6O4, sono state accertate diverse criticità impiantistiche dello stabilimento che hanno determinato la contaminazione della falda sottostante e la necessità di potenziare la barriera idraulica creata per isolare il sito dall’ambiente circostante, ma che, al verificarsi di intense
precipitazioni, non riesce di fatto ad impedire il passaggio di contaminanti al di fuori del sito di produzione, arrivando a inquinare anche i pozzi idropotabili.
Pertanto la Provincia, ha autorizzato la produzione di cC6O4 per un massimo di 60 t/anno e il suo successivo utilizzo, ma tale produzione “deve essere attuata garantendo l’assoluta tenuta degli impianti e della relativa rete di distribuzione, sia degli intermedi che del prodotto finito. Considerata la tossicità e la persistenza della citata sostanza, deve essere evitata la dispersione del prodotto all’interno del sito produttivo. La presenza della barriera idraulica a valle dello stabilimento, indipendentemente dalla sua capacità o meno di trattenere tutte le acque di falda che defluiscono al di sotto dello stabilimento (verifica attinente al procedimento di bonifica in atto presso il comune di Alessandria), non può essere considerata un presidio
contro le perdite impiantistiche.”
Considerato che la Provincia nega in parte l’esistenza di una determina che avrebbe fatto ripartire la produzione.
Il responsabile Ambiente della provincia di Alessandria ha dichiarato “se sia ripresa o meno la produzione non lo so. Quello che so è che al momento sono in corso delle valutazioni più generali, e che avremo una determina conclusiva nelle prossime settimane.”
Pertanto non è chiaro su che basi sia ripartita la produzione, vista la mancanza dei presupposti contenuti nella nuova AIA rilasciata lo scorso 26 febbraio dalla Provincia stessa, ovvero che sia garantita e certificata da parte di ARPA l’assoluta tenuta degli impianti e l’eliminazione delle perdite attualmente presenti.