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    Salute
    Uno scorcio del polo chimico di Spinetta
    Cronaca, Generic, Home
    Monica Gasparini  
    22 Ottobre 2021
    ore
    08:58 Logo Newsguard
    Dossier Spinetta

    Salute della falda: Arpa pubblica i dati, ma parziali…

    Il report dell’Agenzia non contiene numeri per definire i valori chimici dell’acqua sotterranea. Solvay: "dati in miglioramento"

    Il report dell?Agenzia non contiene numeri per definire i valori chimici dell?acqua sotterranea. Solvay: "dati in miglioramento"

    ALESSANDRIA – Come sta la falda che scorre sotto Spinetta, la quarta risorsa idrica più importante del Piemonte?

    Da molte settimane chiedevamo quali fossero i dati riferiti ai composti organo-alogenati, alcuni dei quali cancerogeni, nella falda interna ed esterna allo stabilimento.

    Il nostro interesse verso questa tematica è semplice: l’ambiente appartiene a tutti i cittadini, che hanno il diritto di sapere cosa accade dove vivono. E dove, lo ricordiamo, la Corte di Cassazione ha sancito un disastro ambientale.

    Così, nonostante siano trascorse tante settimane dalle nostre richieste – per lo più telefoniche – i dati pubblicati sul sito di Arpa (il Dipartimento di Alessandria e Asti è diretto dalla chimica alessandrina Marta Scrivanti (nella foto) sono parziali. Per alcune sostanze si parla di valori sopra la soglia di rischio, ma non possiamo riportarne il dato numerico.

    I dati sul sito

    «A giugno 2021 – scrive Arpa – all’interno dello stabilimento, nel livello più superficiale dell’acquifero (livello A), si registra il superamento delle concentrazioni obiettivo di bonifica sito specifiche (concentrazione soglia di rischio -CSR) in alcuni piezometri in relazione ai parametri Cloroformio, Tetracloruro di Carbonio, Tricloroetilene (in un solo punto).

    Per quanto concerne gli altri parametri monitorati, il triclorofluorometano, presente in alcuni piezometri in concentrazione dell’ordine delle centinaia di microgrammi/litro, non supera la concentrazione soglia di rischio approvata con l’analisi di rischio.
    Si è registrata inoltre la presenza di diclorofluorometano (valore massimo di 73 microgrammi/litro), per il quale la normativa non stabilisce alcun limite di riferimento.
    In alcuni piezometri interni si è registrato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) per i parametri bromoformio, dibromoclorometano e bromodiclorometano, per i quali non sono state calcolate le CSR sito-specifiche. Tali risultati saranno approfonditi nella prossima campagna di monitoraggio».

    La falda intermedia

    «Relativamente al livello intermedio dell’acquifero (livello B) – continua il testo – i tre piezometri monitorati da Arpa hanno fatto registrare concentrazioni superiori alle concentrazioni soglia di contaminazione per i parametri cloroformio e tetracloruro di carbonio; sono inoltre presenti il triclorofluorometano (in concentrazione superiore al limite di 0,15 microgrammi/litro) ed il diclorodifluorometano (per il quale la normativa non stabilisce alcun limite di riferimento).

    Relativamente al livello più profondo dell’acquifero (livello V), il piezometro monitorato da Arpa ha restituito concentrazioni inferiori alle concentrazioni soglie di contaminazione per tutti i composti organo alogenati determinati.

    Nell’area esterna, nel livello più superficiale dell’acquifero (livello A), si rileva la presenza di composti organo alogenati (cloroformio, tetracloruro di carbonio, tetracloroetilene, tricloroetilene, 1,1-dicloroetilene, 1,1,2,2-tetracloroetano, bromoformio, dibromoclorometano, bromodiclorometano) in concentrazioni superiori ai limiti. Oltre alla presenza di triclorofluorometano e diclorodifluorometano. Nel piezometro a monte idrogeologico non si rilevano concentrazioni superiori alle CSC.

    Relativamente al livello intermedio dell’acquifero (livello B), il piezometro monitorato da Arpa mostra la presenza di diversi composti organo alogenati in concentrazioni superiori ai limiti (CSC o valori fissati da pareri ISS).

    Solvay: «Trend in miglioramento»

    Solvay, dal canto suo, invia le proprie considerazioni.

    «Il report pubblicato il 21 ottobre da Arpa riguarda il monitoraggio trimestrale (a giugno) delle sostanze obiettivo di bonifica e relative alla contaminazione storica, cioè precedente l’arrivo di Solvay a Spinetta Marengo e senza alcuna correlazione con l’attuale produzione industriale».

    «I dati – si legge nel comunicato – non registrano una situazione non nota e confermano invece il trend di continuo miglioramento dello stato qualitativo delle acque di falda evidenziato dai monitoraggi trimestrali effettuati negli ultimi 12 anni e testimoniano i risultati eccellenti delle attività di bonifica svolti da Solvay.

    Nelle aree esterne tutti i contaminanti raggiungono complessivamente i valori tra i più bassi delle serie storiche esistenti a conferma della assoluta tenuta della barriera idraulica.

    Le concentrazioni di solventi clorurati nelle acque di falda all’interno dello stabilimento sono state ridotte (alcune fino a migliaia di volte rispetto alla situazione iniziale ereditata dalla precedente proprietà) e sono allineati ai limiti approvati per la bonifica che Solvay sta attuando».
    Questi sono i fatti. Quel che è certo che non possiamo riportare alla cittadinanza i numeri in modo dettagliato e puntuale.

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