Venitemiaprendere, un hashtag contro l’ordinanza anti trekking
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Elio Defrani  
15 Gennaio 2022
ore
06:30 Logo Newsguard
il caso

Venitemiaprendere, un hashtag contro l’ordinanza anti trekking

La parola d'ordine che si sta diffondendo sui social network per protestare contro il divieto di attività outdoor

NOVI LIGURE — Un hashtag contro l’ordinanza sulla peste suina africana: #venitemiaprendere è la parola d’ordine che si sta diffondendo sui social network e con cui escursionisti, biker e semplici amanti della vita all’aria aperta protestano per il provvedimento con cui il ministero della Salute e quello dell’Agricoltura hanno vietato per sei mesi, in ben 78 Comuni della provincia di Alessandria e 36 della Liguria, ogni attività outdoor come trekking, mountain bike, pesca ed equitazione.

La malattia non è trasmissibile all’uomo, ma è letale per cinghiali e maiali: già diversi i casi accertati di peste suina africana, a Ovada, Fraconalto, Voltaggio, Tagliolo Monferrato e Isola del Cantone.

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Su internet si stanno diffondendo anche i primi meme. Dalla Liguria, e in particolare dalla pagina Facebook “Mugugno genovese”, arrivano quello che rappresenta un cinghiale sporgersi dall’auto per fare il tampone nasale, e quello che – a fronte dei numerosi divieti – replica: «E allora ci droghiamo».

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Peste suina: mountain bike vietata

Tra le attività espressamente vietate dall’ordinanza ministeriale c’è la mountain bike. «È da due giorni che sono al telefono per capire meglio questa faccenda», dice Luigi Fiorone, presidente della scuola mtb di Novi Ligure (che ironia della sorte si chiama proprio I Cinghiali). «Sembra che la Federazione ciclistica sia intenzionata a eliminare alcune gare – spiega Fiorone – Noi ovviamente come scuola di mountain bike siamo particolarmente penalizzati, ma ci toccherà adattarci. Cercheremo di portare i nostri ragazzi ad allenarsi evitando le zone vietate».

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Peste suina: stop al trekking

«Come direttivo del Cammino dei Ribelli e come Comitato Appennino delle Quattro Province stiamo pensando ad azioni di protesta», afferma Irene Zembo, geologa e fondatrice dello studio Borberambiente, nonché tra gli ideatori del Cammino dei Ribelli. «Come guida ambientale escursionistica ovviamente devo rispettare l’ordinanza, ma la nostra associazione di riferimento, l’Aigae, si sta già muovendo tramite il proprio ufficio legale». Oltre a un problema di libertà personale, dice Zembo, il provvedimento «è un’altra mazzata al settore del “turismo lento”, già massacrato da due anni di Covid».

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