Peste Suina, l'assessore Icardi: «Sono 50mila i cinghiali da abbattere»
Dato per la Regione Piemonte. Scanavino (Cia): «La misura è colma»
L'installazione parte dalle autostrade, più facili da gestire. Altrove la costruzione avrà grandi difficoltà esecutive
Salgono a 52 i casi accertati di peste suina africana: nella cosiddetta zona infetta, che coinvolge 114 Comuni tra le province di Alessandria e di Genova, sono state infatti rinvenute altre carcasse di cinghiale risultate positive alla Psa, una malattia letale per i suini ma innocua per l’uomo.
Gli ultimi casi sono stati registrati a Silvano d’Orba, Molare, Castelletto d’Orba e a Ovada; in Liguria a Mignanego e Isola del Cantone. Nell’alessandrino i ritrovamenti sono finora 29, tutti nella fascia appenninica che va da Acqui Terme a Novi Ligure, passando per Ovada e per la valle Scrivia. Carcasse colpite dalla peste suina sono infatti state scoperte ad Arquata Scrivia (5), Bosio (1), Castelletto d’Orba (3), Fraconalto (1), Lerma (4), Molare (1), Montaldeo (2), Ovada (3), Rocca Grimalda (1), Serravalle Scrivia (1), Silvano d’Orba (2), Tagliolo Monferrato (2) e Voltaggio (3).
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Intanto, con decreto del governo, è stato nominato il commissario nazionale per l’emergenza peste suina: si tratta di Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Venerdì prossimo, in prefettura ad Alessandria, Ferrari parteciperà alla riunione dell’unità di crisi con i funzionari del ministero della Salute e l’assessore regionale Marco Protopapa.
Angelo Ferrari
Ferrari, insieme agli assessori di Piemonte e Liguria, è stato ascoltato dalla commissione Agricoltura del Senato. Luigi Icardi, assessore piemontese alla Sanità, ha ricordato che bisognerà costruire una recinzione di 230 chilometri per contenere i movimenti degli animali. L’operazione avrà un costo notevole e non basteranno i 15 milioni di euro finora stanziati per gli indennizzi agli agricoltori. L’assessore Marco Protopapa ha chiesto che lo Stato garantisca le necessarie coperture finanziarie. All’interno dell’area compresa tra A7, A26 e la bretella di Novi sono presenti circa 4 mila cinghiali, ha spiegato Ferrari, e fortunatamente proprio la presenza delle autostrade ha limitato la diffusione della malattia (solo 6 i casi di Psa al di fuori di questa zona).
La costruzione della recinzione «avrà grandi difficoltà esecutive» e non sarà risolutiva del problema, in quanto il territorio coinvolto è attraversato da una miriade di strade che non potranno essere tutte recintate. In Liguria è cominciata la realizzazione delle barriere attorno alle autostrade, le più semplici da gestire: la recinzione è alta 1,8 metri, rinforzata per un’altezza di 90 centimetri e affonda nel terreno per circa 30 centimetri.
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La peste suina preoccupa anche la Spagna, tanto che nei giorni scorsi una troupe televisiva di Tv3, la principale emittente catalana, è stata sul territorio cinque giorni per realizzare un reportage su quanto sta accadendo nell’alessandrino. Nella zona di Barcellona sono allevati otto milioni di suini e anche lì i cinghiali stanno diventando un problema. Spiega il giornalista Jordi Regàs: «Gli allevatori in Catalogna sono molto preoccupati, la nostra intenzione è spiegare come la peste suina è arrivata in Piemonte e qual è l’impatto che genera per l’economia agricola e le attività connesse».
Oltre a contenere l’infezione, infatti, ci sono anche da considerare i danni economici causati ad allevamenti e attività ricettive legate al settore dell’escursionismo. Nei giorni scorsi, associazioni di categoria e comitati hanno scritto ai sindaci della zona infetta. Ora a prendere posizione è anche il senatore Massimo Berutti: «Dopo l’emanazione del decreto legge sulle misure urgenti da adottare, l’obiettivo imminente è raccogliere le varie istanze che giungono dal territorio da parte delle associazioni agricole e dai vari comparti collegati su cui la Psa impatta, in modo da tradurre le richieste in modo funzionale e organico. È inoltre necessario proporre un aumento delle risorse, aggiuntive a quelle già previste, in quanto le restrizioni in corso e quelle future creeranno danni economici ingenti al sistema e alle filiere connesse».
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