“Coach io ti esonero” La scossa e l’alibi…
In Serie A saltata la quinta panchina. Ma cambiare allenatore paga? E la Bertram rinnova Ramondino fino al 2024
TORTONA – Cinque panchine su sedici saltate in Serie A. L’ultimo esonero quello di Pino Sacripanti, proprio alla vigilia dell’ultimo Tortona-Napoli. Un esonero che ha fatto discutere e provocato le reazioni, più che dei tifosi, di alcuni colleghi allenatori. Le motivazioni usate dalle proprietà al momento della decisione di cambiare sono quelle un po’ stantie della “necessità di dare una scossa e di responsabilizzare i giocatori togliendo loro ogni alibi”. Sarà, ma le decisioni necessiterebbero sempre di spiegazioni all’altezza e non di cliché. Cambiare spesso è una moda (“non posso mica cambiare tuti i giocatori”), ma non cambiare – in nome della continuità – non può essere un dogma. Si cambia per motivazioni interne (rapporto allenatore-giocatori o allenatore-proprietà) oppure, più frequentemente, per via dei risultati. E così si cambia sperando di svoltare. A volte funziona (vedi Varese) a volte no (vedi Bologna).
Non c’è riconoscenza
L’esonero di Pino Sacripanti ha creato dibattito. Se si guarda la situazione dal punto di vista dei risultati c’è poco da dire (1 vinta nelle ultime dieci). Vero è che prima Napoli ne ha vinte cinque in fila e che Sacripanti (che è un tecnico stimato) ha combattuto con addii, infortuni e ondate Covid. Lui si è detto “sorpreso dall’esonero” e in suo sostegno sono arrivate anche le prese di posizione pubbliche di Marco Sodini (che allena in A2 a Cantù) con il suo post “Nessuna riconoscenza quindi verso l’allenatore che ha riportato Napoli in Serie A vincendo anche la Coppa Italia Lnp?” e di Frank Vitucci (coach in A di Brindisi) che ha parlato di “esonero vergognoso e di ennesimo brutto segno dei nostri tempi. Il ruolo del coach è troppo, e sempre più, fragile; lo sport ha poca memoria si sa, ma questo trattamento è davvero immeritato”. Sacripanti ha anche riportato pubblicamente il piacere che gli ha fatto ricevere la telefonata di solidarietà di Marco Ramondino, allenatore di Tortona che avrebbe incrociato proprio sabato scorso.
Quinta panchina “saltata”
Quella di Napoli (squadra a Maurizio Buscaglia che torna in Italia dopo l’esperienza in Israele) è la quinta panchina saltata in Serie A in stagione. Le altre sono state quella della Fortitudo Bologna (Martino per Repesa dopo la prima giornata), quella di Pesaro (alla quinta giornata Banchi per Petrovic), quella di Sassari dove Cavina ha lasciato il posto a Bucchi dopo 8 giornate di campionato e quella di Varese (dopo 15 giornate Roijakkers per Vertemati). In questo mare tempestoso la Bertram ha scelto proprio scorsa settimana di allungare al 2024 il contratto del tecnico Marco Ramondino. In questo momento in Serie A ci sono solo tre allenatori che hanno un vincolo contrattuale più lungo di quello del tecnico avellinese: Messina a Milano, Molin a Trento e Bucchi a Sassari. I loro contratti arrivano al 2025.
La scossa c’è?
Analizziamo l’andamento delle cinque squadre che hanno cambiato allenatore in questa stagione (Trieste e Cremona scricchiolano…). La storia di Napoli è tutta scrivere: Buscaglia subentrato a Sacripanti non è riuscito nella sfida con Tortona a interrompere la striscia negativa (9 ko nelle ultime 10). Quella di Repesa-Fortitudo è finita prima di iniziare (1 partita in campionato). Più significative, per durata, quelle di Varese, Sassari e Pesaro. Banchi ha decisamente rivitalizzato la Carpegna con un record da subentrato di 7 vinte e 11 perse dopo che Aza Petrovic aveva lasciato con 1 vinta e 3 perse. Svolta anche a Sassari dove Cavina lascia (con un non disprezzabile 3 vinte e 5 perse) a Bucchi che piazza 7 vinte e 6 perse riportando in quota la Dinamo. Spettacolare invece l’impatto di Johan Roijakkers a Varese. Il giovane tecnico olandese (il Blessin della Serie A, pensando al tecnico tedesco che ha rivitalizzato il Genoa) subentra a Vertemati (3 vinte e 10 perse il suo record) e realizza sette vittorie in nove partite mandando Varese in zona playoff.
Fino alla prossima firma
Cambiare o non cambiare, quindi? Di certo il manuale del perfetto dirigente non è mai stato scritto. In alcuni casi è necessario sostituire un tecnico, in altri la scelta è pretestuosa o isterica. Alcuni punti, però, si possono mettere. E’ stucchevole annunciare con enfasi “di sposare un progetto” o di scegliere un tecnico per “aprire un ciclo” salvo poi cambiare dopo due-tre mesi. E questo, purtroppo, si ripete troppo spesso. Ci sono allenatori che sanno dare un impatto subito su un gruppo di giocatori e il caso di Roijakkers è il più limpido. Ma è altrettanto vero che ci sono allenatori che per dare un’impronta definita ad una squadra hanno bisogno di lavorare in palestra giorno dopo giorno, mese dopo mese, stagione dopo stagione. Quello che ha fatto De Raffaele a Venezia, ma anche quello che stanno facendo Ramondino a Tortona e lo stesso Messina a Milano sono lì a dimostrarlo. Si sono viste società che con pazienza e stabilità hanno costruito belle storie e altre che hanno cambiato in continuazione senza ottenere nulla. La memoria è corta (non solo in Italia), la pazienza poca. Fino alla prossima firma.