Quando Gorbaciov venne a Santa Croce
Addio al padre della perestroika. Era legato alla nostra provincia
L'ex presidente della Provincia di Alessandria: «Lui un uomo buono. Guardando a quanto accade oggi si capisce la necessità di un evento come il Wpf»
C’è un filo che collega l’ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e la provincia di Alessandria. Un filo che passa da Bosco Marengo. A raccontare Michail Gorbaciov è Fabrizio Palenzona, 68 anni, banchiere e politico, che con l’uomo della Perestrojka ha saputo costruire un rapporto durato molti anni.
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Gorbaciov, il World Political Forum e Bosco Marengo: dottor Palenzona, mettiamo in ordine le cose. Ci spiega?
Tutto cominciò a cavallo del nuovo Millennio. Avevamo ricevuto (all’epoca Palenzona era presidente della Provincia di Alessandria, nda) i fondi per ristrutturare il complesso di Santa Croce a Bosco Marengo, ma avevamo un quesito che si riproponeva costantemente: che farne, poi? Giulietto Chiesa ci propose di valutare insieme l’idea di Michail Gorbaciov. Fu il punto di inizio.
Nasce il World Political Forum: qual era il senso?
A Davos, in Svizzera, si teneva il World Economic Forum. Gorbaciov voleva realizzare qualcosa di analogo, ma focalizzato sulla governance. Un summit le cui riflessioni fossero incentrate sui grandi temi mondiali: la povertà, gli equilibri religiosi nel Mediterraneo (e non solo), la gestione dell’acqua e dei rapporti tra le nazioni.
Quando Gorbaciov venne a Santa Croce
Addio al padre della perestroika. Era legato alla nostra provincia
Qualcuno lo definì un ‘ritrovo di ex potenti’…
L’uomo che è ancora coinvolto nell’agone politico non è un uomo completamente libero. Chi, invece, ha già superato quella fase della vita, può ritenersi libero di esprimere completamente la propria visione del mondo e di affrontare certi temi.
Chi si sedette al tavolo del Wpf?
Passò una parte importante del mondo. Ricordo Bono degli U2, l’ex segretario generale dell’Onu Boutros-Ghali, il generale Wojciech Jaruzelski che aveva guidato la Polonia. Ricordo in particolare che si sedettero a discutere di pace, pensi lei, i due ex leader di India e Pakistan mentre i rispettivi Paesi erano in conflitto tra loro. E c’era anche quella che poi sarebbe divenuta primo ministro del Pakistan: Benazir Bhutto.
Tutto questo, però, ad un certo momento finì…
Era il 2008: mancavano i fondi per muovere persone di quel calibro da una parte all’altra del mondo. È stata una grande opportunità per la nostra provincia e una grande opportunità persa per la globalizzazione.
Per la globalizzazione?
Guardando a quanto accade oggi si capisce la necessità di un evento come il Wpf. La verità è che tanti guai sono successi perché sono prevalsi i concetti di ‘mercato’ e di ‘finanza’ senza un elemento di equilibrio. La politica deve avere quel ruolo fondamentale: deve saper equilibrare le necessità di finanza, commercio e mercato. Senza uno sviluppo armonico succede ciò a cui stiamo assistendo: l’Europa che non ha fatto la sua parte e la Russia che ha fatto una cosa anacronistica. Sono venuti meno princìpi fondamentali che devono essere dettati dalla politica.
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Torniamo a Gorbaciov: chi era?
Io ho conosciuto l’Unione Sovietica di Breznev. Nel 1984 ho cominciato a viaggiare verso la Russia, ci andavo una settimana al mese. Vedendo quel mondo posso dire che Gorbaciov è stato un rivoluzionario, nel modo più assoluto. Ha avuto il coraggio di parlare di trasparenza e di ‘libertà dei popoli’ in un sistema anchilosato da un potere molto complesso. È stato vissuto come un essere fuori dal mondo.
Come ‘colui che ha tradito’…
Era un uomo buono, dai sani princìpi. Non ha avuto la forza di imporsi nonostante conoscesse bene i suoi nemici. Era un uomo diverso da chi lo ha preceduto e da chi lo ha succeduto. Voleva cambiare il suo mondo rendendo democratico un sistema marxista-comunista. Cosa possibile, penso, ma non dopo 70 anni di potere stratificato.
All’estero, però, è stato percepito diversamente.
È considerato l’uomo che ha fatto finire il Comunismo e la Guerra Fredda senza un bagno di sangue. Con Reagan ha fatto fare passi avanti importanti per la pace nel mondo.
Cosa non dimenticherà di Gorbaciov?
Un giorno ero al tavolo con lui e quella volta si era portato insieme anche Wojciech Jaruzelski. Io ero diffidente verso il generale, sapevo cosa si diceva di lui e di come aveva preso il potere in Polonia. Gorbaciov percepì la mia ostilità e mi disse: “Voi occidentali non avete capito niente. I polacchi e voi dovreste fare un monumento a quest’uomo. Noi eravamo pronti a invadere la Polonia con i carri armati come in Ungheria e in Cecoslovacchia, ma lui, prendendo il potere, ci ha tolto l’alibi per avanzare. È apparso al mondo come un disgraziato, ma ha salvato la Polonia da una carneficina”.
*Nella foto (di Dino Ferretti) Michail Gorbaciov a Bosco Marengo