Volantini elettorali nel cestino: scoppia la polemica
Una mano ignota butta i volantini trovati nella cassetta della posta condominiale in un cestino e condivide il tutto sui social
TORTONA – A meno di una settimana dalla data delle elezioni il clima si sta surriscaldando: nemmeno a dirlo, arriva dai social – o meglio dall’uso improprio degli stessi – una polemica che sta facendo molto discutere in città.
Come segnalato dal consigliere comunale Anna Sgheiz sul proprio profilo Facebook, infatti, c’è stato chi ha raccolto i volantini elettorali destinati a un intero condominio e li ha deliberatamente buttati nella spazzatura dopo un provocatorio ‘Per sapere come votare il 25 settembre guardate le altre storie’.
Il gesto, oltre a ricevere la condanna morale dall’autrice del post, è un reato: l’articolo 8 della L. L. 04/04/56 n° 212 “Norme per la disciplina della propaganda elettorale” prevede che durante il periodo della campagna elettorale: “Chiunque sottrae o distrugge stampati, giornali murali od altri, o manifesti di propaganda elettorale previsti dall’art. 1, destinati all’affissione o alla diffusione o ne impedisce l’affissione o la diffusione ovvero stacca, lacera o rende comunque illeggibili quelli già affissi negli spazi riservati alla propaganda elettorale a norma della presente legge, o, non avendone titolo, affigge stampati, giornali murali od altri o manifesti negli spazi suddetti è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da lire 100.000 a lire 1.000.000. Tale disposizione si applica anche per i manifesti delle pubbliche autorità concernenti le operazioni elettorali.” Successivamente il comma 17 dell’art. 15 L. 10/12/93, n° 515 ha disposto che in caso di violazione delle disposizioni contenute nel presente articolo si applichi, in luogo delle sanzioni penali, la sanzione amministrativa pecuniaria da lire duecentomila (€ 103,00) a lire due milioni (€ 1.032,00).
Spesso sui social le persone si filmano mentre commettono atti che forse sarebbe meglio non rendere pubblici: una specie di ‘autodenuncia’ che se da un lato aiuta le forze dell’ordine nel ricostruire l’accaduto in certe situazioni identificando più rapidamente i colpevoli, dall’altro mostra chiaramente come al momento i social vengano ancora percepiti come una specie di ‘zona grigia’ dove tutto è concesso. Lo dimostrano il numero abnorme di denunce per espressioni o comportamenti razzisti, così come gli insulti o gli atti di bullismo che vengono ostentati sui social per raccogliere consenso: un uso più consapevole degli stessi nel futuro sarebbe auspicabili, ma spesso a rendersi protagonisti di queste bravate sono i più giovani che dovrebbero avere più consapevolezza del problema.