“I reparti chiudono ma non vogliono stabilizzare il personale”
Asl senza risorse umane (Oss, infermieri, amministrativi), eppure non vengono premiate quelle rimaste dall'emergenza del 2020. I sindacati sul piede di guerra
Stato di agitazione tra i lavoratori dell’Asl di Alessandria per la grave carenza di personale che si trascina da anni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso – già che le relazioni tra Azienda e associazioni erano complicate – e che ha messo in pre allarme Uil Fpl, Fp Cgil, Cisl Fp, Fials, Nursing Up, Nursind e la stessa Rsu è la forte resistenza a trasformare a tempo indeterminato (come da disposizione regionale ) i 38 Oss che erano stati assunti in periodo di estrema emergenza durante il Covid e che – sottolineano i sindacati – non si sono risparmiati nel lavoro, hanno dimostrato fedeltà all’azienda e sono rimasti quando molti altri sanitari sono ‘scappati’ verso lavori migliori.
“Chiediamo che entro l’anno vengano formalizzate le assunzioni a tempo indeterminato, non solo lo dobbiamo a queste persone, ma vuol dire rispettare una decisione regionale sul ‘personale Covid’ che prevede oltre 1.100 stabilizzazioni in tutto il Piemonte. Solo in provincia di Alessandria si sta verificando questa anomalia. L’Asl Al fatica a recepirla”.
Per l’Asl questi Oss già in servizio assunti senza un concorso, ma a chiamata (verificati i requisiti) dovrebbero ripassare una selezione e una prova pratica, come se fossero nuovi aspiranti, nonostante timbrino già il cartellino ogni giorno. “La selezione l’hanno già fatta svolgendo i propri compiti nei reparti, dal 2020 ad oggi”.
L’Asl non li vuole? Eppure non attinge neppure dalla graduatoria del concorso parallelo: cinque, per ora, hanno preso servizio, su quaranta ‘cessati’, quando nel bando si faceva espressamente riferimento a trenta assunzioni. In ogni caso non sarebbero sufficienti per coprire l’estremo bisogno di risorse umane per far funzionare i servizi a pieno regime.
Questione infermieri: la carenza cronica di personale è un grande problema. Il saldo tra fuoriusciti (pensionati, dimissioni…) e nuovi assunti è +1, numero decisamente insufficiente per gestire la complessità delle attività quotidiane negli ospedali e negli ambulatori. “Se l’Asl continua a offrire solo contratti a tempo determinato di neppure un anno è normale che chi può accetta lavori più stabili altrove, anche solo in aziende sanitare locali delle province limitrofe”, continuano i sindacati. Su un centinaio di domande, solo sette hanno accettato: “Nessuno vuole lavorare all’Asl di Alessandria. Ma allora perché non stabilizzare chi invece ha dimostrato di voler rimanere?”, ribadiscono.
Insomma, i reparti chiudono per mancanza di personale (esodo o non assunzioni stabili) e non si correrebbe ai ripari. Il piano è ‘alleggerire’ l’Azienda per affidare il più possibile la sanità ai privati?
Asl nel caos?
Dalla descrizione dei sindacati emergerebbe una situazione tragica all’interno dell’Azienda sanitaria alessandrina: la mancanza di personale sia sanitario sia amministrativo avrebbe pregiudicato più di un servizio. Dalla consegna dei referti alla radiologia, l’esiguo numero di risorse umane ha costretto più volte alla chiusura degli uffici, a danno della collettività.
“E’ possibile che per tremila dipendenti non esista un serio piano di sostituzione in caso di malattia? Anche il semplice raffreddore di un infermiere è un problema”.
I sindacati lamentano pure un atteggiamento poco collaborativo della stessa Asl che si negherebbe al confronto o manterrebbe un atteggiamento poco costruttivo alle richieste di informazioni da parte delle organizzazioni dei lavoratori. “Non ci danno risposte, non si capisce cosa vogliano fare. Assumere dalla graduatoria del concorso, sì, ma quando? Addirittura ci viene risposto che valuteranno quello che dice la Regione. Assurdo, è una direttiva sulle stabilizzazioni che va rispettata, come nelle altre Asl piemontesi. Quella di Alessandria è l’unica a non tenerne conto”.
Il prossimo passo sarà lo sciopero.
Nella foto, da sinistra: Francesca Voltan (Fp Cgil), Antonio Lace (Sanità Cisl), Sonia Ciminello (Fpl Uil), Alberto Accordi (Fials), Aldo Raia (Nurdsind)