Ci ha lasciato ‘Nitzi’, era l’ultima voce dei partigiani
Carlo Taverna avrebbe compiuto 103 anni a ottobre Era «un ragazzo che scelse di reagire alle barbarie e liberare l’Italia», come lo definì la senatrice Segre
VIGUZZOLO – Si sono tenuti lunedì 24 luglio nel pomeriggio i funerali di Carlo Taverna, detto ‘Nitzi’, l’ultimo dei quarantotto partigiani di Viguzzolo: dopo la funzione nella chiesa parrocchiale di piazza della Libertà il corpo è stato tumulato nella tomba di famiglia del cimitero locale.
L’impegno nel Sip
Avrebbe compiuto 103 anni a ottobre, ed era l’ultimo viguzzolese vivente e uno dei pochissimi in provincia ad avere preso parte alla lotta di liberazione dell’Italia dopo l’armistizio del settembre 1943 di cui fra pochi mesi ricorre l’ottantesimo anniversario. Nato nel paese nel 1920, ventiquattro anni dopo aderì alla resistenza dove a partire da domenica 1° ottobre 1944 passa tra le fila del comando della brigata Po-Argo della divisione Garibaldi Pinan Cichero con l’incarico di responsabile del Servizio Informazioni Partigiano di brigata. Pochi mesi dopo, nel maggio 1945, verrà smobilitato con la qualifica di partigiano combattente.
Gli auguri della Segre
A quasi cent’anni è stato uno dei cinquecento partigiani intervistati da Gad Lerner e Laura Gnocchi nel loro progetto ‘Noi Partigiani’che vuole essere un memoriale alla Resistenza per cui cercavano storie da tutte le parti d’Italia. Anche in un contesto così monumentale, spicca la forza d’animo di un uomo che fino a che le forze glielo hanno concesso ha presenziato a tutte le iniziative viguzzolesi per ricordare quel periodo di lotta necessario per restituire la libertà all’Italia. Su di lui ha scritto anche un libro Martina Pica: “Nome di battaglia: Nitzi. Un partigiano tra il Piemonte e l’Emilia”, presentato l’8 settembre scorso proprio a Viguzzolo. Per i cento anni aveva ricevuto una lettera d’auguri sia da Liliana Segre, senatrice a vita, che dalla presidentessa nazionale dell’Anpi Carla Nespolo, oltre a una targa commemorativa dall’amministrazione comunale locale che recitava “Viguzzolese di nascita, partigiano per scelta. Per lo splendido traguardo di un secolo di vita, trascorso con la famiglia e con un ideale nel cuore”.
Guarda qui l’intervista su ‘Noi Partigiani’
L’amore per la montagna
Negli ultimi tempi le sue condizioni di salute si erano aggravate ed era stato costretto a vivere in una casa di riposo a Piacenza, dove si era trasferito il figlio Bruno con la sua famiglia che gli è stato accanto nel momento del trapasso. Un gigante proprio come il ‘suo’ Penice che tanto ha amato, e che ci lascia un grande vuoto.