I legami fra il nostro benessere e quello delle api
La scomparsa delle api ‘selvatiche’ è il primo passo verso una probabile catastrofe nell’alimentazione. Le cause? Tutte legate ad azioni del genere umano
GAVAZZANA – «Le api selvatiche non esistono più: la specie mellifera sopravvive solamente grazie agli apicoltori che ogni anno grazie al loro lavoro ripristinano tutte le perdite a livello mondiale».
Uno scenario che si potrebbe definire pessimistico se non fosse che a dipingerlo è Giacomo Acerbi, 39enne tortonese proprietario di Tenuta Ritiro, il più grosso produttore europeo e uno dei più grossi al mondo di api regine.
Un’apocalisse in divenire
«L’apicoltura soffre il suo essere al confine fra l’attività amatoriale e quella professionale: prima che io avviassi Tenuta Ritiro, anche i grandi apicultori italiani avevano al massimo due-cinque dipendenti stagionali; noi siamo un’azienda con quaranta dipendenti formati al nostro interno e abbiamo traghettato in molti modi l’apicoltura nel nuovo millennio».
Da sempre, infatti, il binomio ape-uomo si è rivelato vincente: nell’antichità veniva usato come fonte di sussistenza e anche gli antichi romani come bevanda alcolica avevano l’idromele che è prodotto dalla fermentazione del miele. Le api sono sempre state le ‘sentinelle silenziose’ dell’ambiente in generale, e ora ci stanno lanciando un importante grido di allarme.
«Molti fattori stanno incidendo nella scomparsa delle api, e sono tutti conseguenze della pressione antropica sulla natura: aumento delle temperature, inaridimento dei terreni, inquinamento e pressione dall’agrochimica. Negli ultimi anni si è perso l’80% del patrimonio apistico globale e questa è un’apocalisse che stiamo vivendo tutti perché le api non sono importanti solo per la produzione di miele ma perché sono alla base della catena alimentare come principali responsabili del fenomeno dell’impollinazione. Senza di loro, sarebbe praticamente impossibile coltivare la frutta ma soprattutto scomparirebbero nove decimi dei prodotti alimentari nel mondo ».
Le ‘sentinelle’ naturali
La capacità dei veri innovatori, però, è il saper vedere oltre l’immediato e l’ovvio, per quanto sia già produttivo: è nato così un progetto di biomonitoraggio del territorio partendo proprio dal lavoro delle api.
«Ogni alveare copre in modo capillare e quotidiano un territorio di circa quattro chilometri quadrati: tutto quello che l’ape incontra nel suo cammino lo riporta all’alveare dove è possibile fare indagini sia sull’immediato che sull’accumulo di determinate sostanze come pesticidi, erbicidi e altre sostanze nocive. L’agrochimica per poter soddisfare la richiesta quantitativa di prodotti ha partecipato a distruggere la biodiversità naturale: con il biomonitoraggio è possibile verificare i livelli di queste contaminazioni e operare di conseguenza. Esistono realtà virtuose che già lo fanno: come azienda abbiamo collaborato con la cooperativa Volpedo Frutta che ha usato i nostri alveari per biomonitorare la loro produzione e ora il loro territorio offre la corretta biodiversità andando verso il residuo zero e tenendo sotto controllo i vari livelli di inquinamento che non sono così dannosi per il consumatore finale».
Il controllo del cibo
La sovranità e sicurezza alimentare è uno dei temi più cari ad Acerbi, che usa il crollo del prezzo del miele come esempio delle ingerenze da parte dei ‘grandi gruppi’verso le piccole realtà: «Hanno reso più economico acquistare miele da altre nazioni che non cercare l’autosufficienza locale, e sono riusciti nel loro intento perché ora come ora la domanda di miele italiano è quasi nulla. Noi di Tenuta Ritiro restiamo in piedi grazie alla nostra ricerca nel campo della genetica delle api regine e al fatto che vendiamo ‘pacchi d’ape’ in tutto il mondo, ma i consumatori dovrebbero protestare per quello che sta succedendo. Grazie alla nostra azienda il Canada ha potuto ripopolare il suo territorio con il giusto quantitativo di api e abbiamo molti clienti che ci permettono di andare avanti, ma i piccoli produttori che hanno solo il miele come fonte di reddito vengono messi spalle al muro».
La perdita della sovranità alimentare è vista da Acerbi come il primo passo per la perdita di controllo in ogni aspetto della propria vita, e forse non è una visione così distante dalla realtà. «Uno degli obiettivi più a lungo termine che mi prefiggo è quello di creare una società dove tutti stiano bene e collaborino per il benessere collettivo. Ho imparato che questo tipo di società può funzionare vedendo come si comportano le api e se loro in cinquanta milioni di anni di evoluzione sono riusciti a trovare un equilibrio, non vedo perché non dovremmo riuscirci noi umani ».