«Prevenire le patologie cardiovascolari? Serve ‘intercettare’ per tempo»
Intervista al dottor Enrico Gostoli, Cardiologo e medico di Medicina dello Sport
ALESSANDRIA – Ogni anno le malattie cardiovascolari uccidono più di 4,3 milioni di persone in Europa e sono la causa del 48% di tutti i decessi (54% per le donne, 43% per gli uomini) Alla luce di queste considerazioni prettamente numeriche, è evidente quanto sia importante la prevenzione: ne parliamo con il dottor Enrico Gostoli, cardiologo e medico sportivo.
Dottor Gostoli, che cosa si intende concretamente per prevenzione cardiovascolare? E quali sono i relativi esami?
Significa svolgere una serie di accertamenti che mirino a prevenire malattie cardiovascolari quali ad esempio infarti, ictus, aneurismi. Gli esami di riferimento sono l’elettrocardiogramma di base, che però risulta indicativo solo relativamente, l’ecocardiogramma, che invece è molto importante perché dà un’idea dell’attività meccanica del cuore, e la prova da sforzo, che è fondamentale in quanto fornisce una ‘fotografia’ immediata della riserva coronarica, cioè la capacità delle coronarie di ossigenare le pareti del cuore. Attraverso questo esame, un’eventuale ostruzione emerge in maniera chiara.
E l’angiotac coronarica?
In una prima fase, è consigliata per pazienti che presentino un test da sforzo dubbio o per persone di una certa età che, a causa di una serie di motivi, non sono in grado di sostenere il test stesso.
Quest’ultimo, che in termine medico viene definito ‘Ecg’ è dunque molto importante…
Si e soprattutto è semplice, non invasivo, facilmente riproducibile, immediato e a basso costo.
Nel nostro Paese, come siamo messi in fatto di prevenzione cardiovascolare?
Male, purtroppo. Non se ne fa abbastanza, anzi è quasi esclusivamente limitata al settore medico-sportivo, in quanto il test sotto sforzo è condizione indispensabile per ottenere l’idoneità.
Nella sua carriera di medico dello sport, le è mai capitato di dover fermare un atleta apparentemente sano?
Certo, molto spesso e anche di recente. Per esempio, ad un ragazzo che doveva affrontare una prova importante in bici, è stata riscontrata una displasia: se non ce ne fossimo accorti, i rischi in gara sarebbero stati enormi. I deficit cardiovascolari spesso sono silenti, è indispensabile ‘intercettare’ in tempo le persone a rischio. Per questo bisogna insistere sul concetto di prevenzione.
Quali sono i principali fattori di rischio?
Il più significativo è determinato dal concetto di familiarità, poi seguono il diabete, il fumo, l’obesità, l’ipertensione e il colesterolo.
A quale età una persona dovrebbe sottoporsi agli esami citati in precedenza?
La medicina sportiva indica i 40 anni come fascia di riferimento, ma chi in famiglia ha soggetti che hanno sofferto di queste patologie, dovrebbe anticipare i tempi. Intorno alla trentina. Per quanto riguarda le tempistiche, un atleta deve fare il test ogni anno, altrimenti gli esami vanno ripetuti ogni due anni. Si fa prevenzione sulla coronatopatia, ma la visita agonistica può individuare malattie aritmogene anche in ragazzi giovani.
Chi è: la scheda
Il dottor Enrico Gostoli ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’università di Genova nel 1987, per poi specializzarsi in Medicina Sportiva nel 1990 e in Cardiologia nel 1994. Dopo avere lavorato per oltre 20 anni in ospedale, dieci dei quali al Ss Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, attualmente è impegnato nel settore privato. Grande appassionato di bici, sottolinea l’importanza del ruolo della Medicina Sportiva in materia di prevenzione delle malattie cardiovascolari.