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    Oggi
    L'auto di Norma Megardi recuperata la sera del 20 giugno 2022
    Cronaca
    Monica Gasparini  
    24 Luglio 2024
    ore
    08:16 Logo Newsguard
    Omicidio di Sale

    Oggi confronto legali-Orlandi. E quelle scomode intercettazioni…

    I primi due avvocati degli imputati parleranno sciolti dal vincolo di segretezza. In un altro procedimento sono parti lese di «calunnia» contestata agli Orlandi

    ALESSANDRIA – Luca Orlandi, l’agricoltore 24enne accusato di aver ucciso Norma Megardi, è stato davvero costretto a confessare il delitto? Il processo entra in una fase delicata.

    Il ragazzo, e i suoi genitori (accusati insieme al figlio di calunnia nei confronti dei militari che indagarono), insistono sul fatto che quella confessione, poi ritrattata, sia stata frutto di una pressione dei primi due difensori, Paolo Amisano e Stefano Bagnera. E , durante l’ultima udienza, la difesa Orlandi ha chiesto un confronto previsto per questa mattina.

    I due avvocati, dunque, verranno nuovamente sentiti, questa volta liberi dal vincolo del segreto professionale: una testimonianza che potrebbe portare, come detto, a un confronto con gli imputati.

    I legali erano già stati sentiti davanti alla Corte: su tutte le domande dei Pubblici ministeri che riguardavano ciò che era stato loro riferito dai clienti avevano opposto il diritto-dovere al segreto per ragioni deontologiche.

    Ma ora, alla luce delle ultime decisioni e a seguito della avvenuta liberatoria, quali nuove e diverse (o addirittura decisive?) informazioni potranno fornire su quanto appreso da loro nei pochi giorni in cui li hanno assistiti?

    Una lunga vicenda

    Fin dall’udienza preliminare Luca, Ivana Ferrari e Pietro Orlandi hanno puntato il dito contro i propri precedenti legali, responsabili – secondo loro – di aver costretto il ragazzo ad ammettere di avere ucciso Norma Megardi nonostante ciò non fosse vero.

    Un teorema sostenuto con assoluta fermezza anche in aula davanti alla Corte, nonostante tutti e tre siano accusati del reato di calunnia sia nei confronti dei legali Paolo Amisano e Stefano Bagnera (il processo si terrà nel 2026), che dei Carabinieri.

    Militari colpevoli, a loro dire, di aver umiliato e minacciato il ragazzo per convincerlo a confessare. Fatti che sarebbero avvenuti in caserma prima che si svolgesse il suo primo interrogatorio (nel quale il giovane, su consiglio dell’avvocato Amisano, si avvalse della facoltà di non rispondere, non cedendo quindi alle presunte vessazioni).

    Processo complesso

    Si tratta di un processo complicato, che vede agli atti un’enorme mole di intercettazioni, telefoniche e ambientali, a disposizione della Corte d’Assise.

    Dialoghi ascoltati dagli inquirenti che, secondo quanto emerge in aula, sembrerebbero smentire le gravissime accuse mosse dagli Orlandi, ora assistiti dagli avvocati Wladimiro Meisina del Foro di Pavia e Lorenzo Magnarelli del Foro di Roma.

    La stessa accusa, in aula, ha letto ciò che si dissero il 24enne e la madre durante le visite in carcere e, prima ancora, sull’auto mentre si recavano in caserma prima che i militari procedessero al fermo di Luca.

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    Le accuse agli avvocati

    Dialoghi che si trovano pure nell’atto di costituzione di parte civile dell’avvocato Amisano (assistito dalla collega Marika Crivelli) nel procedimento che vede gli Orlandi accusati di calunnia proprio nei confronti dei primi due difensori.

    Amisano e Bagnera, a seguito delle accuse degli Orlandi, furono iscritti nel registro degli indagati con la pesante accusa di patrocinio infedele.

    Vennero interrogati e la Procura procedette a una perquisizione nei loro studi. Un’indagine che portò alla loro archiviazione.

    Per la Procura, infatti, «non solo non emergono elementi per sostenere la sussistenza della responsabilità penale in capo agli indagati (i due legali, ndr) per il reato a loro ascritto, ma, al contrario, dalle indagini espletate, emerge chiaramente l’intento calunniatorio dell’accusa mossa dagli Orlandi».

    Ma quanto contano le intercettazioni in questa decisione? A quel che sembra, molto.

    Il 24 giugno 2022, intorno alle 17.40, mentre gli Orlandi sono in auto diretti in Procura, Luca si lamenta che lo stanno «rovinando» e che non potrà più curare «le patate, i pomodori, l’orto», che non potrà più usare la moto e che non vedrà più «niente».

    Il padre gli ricorda quello che rischia e la madre gli dice: «Luca però ragiona, hai ammazzato una persona, eh se non l’avessi fatto tu le avresti viste queste cose».

    In quelle ore così concitate, Luca Orlandi chiede ai genitori se avessero sentito Wladimiro (l’avvocato Meisina, divenuto poi il difensore, ndr) e dice loro che quest’ultimo avrebbe detto di negare sempre, ma il padre gli risponde che non è così, soprattutto quando ci sono degli accertamenti, e la madre che ci sono delle prove contro di lui.

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    Omicidio Norma: Luca Orlandi davanti alla Corte d'Assise il 17 ottobre

    ALESSANDRIA - Omicidio Norma: Luca Orlandi, l'agricoltore 24enne accusato di aver ucciso la donna, e di averne bruciato il cadavere…

    Dialoghi intercettati

    L’11 luglio 2022 un colloquio in carcere tra madre e figlio.

    Ivana: «Ma fregatene, noi con Davide stiamo dicendo che ti hanno obbligato a dire queste cose perché altrimenti mettevano in carcere me e altrimenti mi violentavano, basta… Poi adesso se saltano fuori delle prove è ovvio che cercheremo una strada, se non c’è niente ribaltiamo tutto».

    Luca: «Ma stai dicendo delle bugie?».

    Ivana: «Te lo sto di… Luca allora ascoltami».

    Luca: «Mamma tu a volte ti aggrappi a delle cose che non esistono».

    Ivana: «Io adesso ti sto dicendo la verità per quanto dura possa essere, allora se ci sono delle prove seguiamo la strada della seminfermità».

    Luca: «Ma ti rendi conto che le prove sono quelle che gli ho detto io?».

    Ivana: «Allora ascoltami Luca, ascoltami bene».

    Luca: «E ti rendi conto che sono qua per colpa di Amisano?».

    Ivana: «No».

    Luca: «E di quel… quello là».

    Ivana: «Ti avrebbero preso».

    Luca: «No no!».

    Ivana: «Me l’ha detto Davide».

    Luca: «E perché non l’hanno fatto?».

    Ivana: «Lo avrebbero fatto per far confessare anche noi, volevano che venissi a casa perché confessassimo anche noi».

    Luca: «Ma no».

    Ivana: «Saresti tornato indietro la sera stessa».

    Luca: «No no no».

    Ivana: «Luca su questo no ascoltami ascoltami, Luca se non ci sono prove ribaltiamo tutto e diciamo che ti hanno obbligato loro a dire queste cose e che ha ricostruito la vicenda in base a quello che ti hanno raccontato».

    Le intercettazioni sono centinaia. Molte vengono lette anche in aula.

    Luca: «Ma si può ribaltare?»

    Ivana: «Se non c’è niente ribaltiamo».

    Luca: «Facciamolo».

    Ivana: «No devo aspettare no è peggio ma scherzi? Infatti è per quello che sta aspettando, se non c’è niente ribaltiamo tutto…».

    In una intercettazione dell’11 luglio, Ivana Ferrari chiede al figlio se sul vetro dell’auto a loro in uso c’era sangue.

    Luca: «No».

    Ivana: «Sulla macchina?»

    Luca: «Sì».

    E ancora.

    Ivana: «Se non c’è niente si ribalta, se c’è vediamo l’infermità Luca».

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